Suicidio in cella, gli agenti: la situazione è drammatica

Ancora un suicidio in carcere: un detenuto straniero, con fine pena nel 2015, si è impiccato nel carcere di Secondigliano. A renderlo noto è Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria. «La situazione penitenziaria è ogni giorno sempre di più triste e drammatica - dice in una nota Capece - l'ennesimo suicidio lo conferma. E la polizia penitenziaria è lasciata sola a fronteggiare tutte le emergenze quotidiane, come anche la mega rissa tra detenuti a Marassi». E aggiunge Capece: «L'unico appello che ormai ci sentiamo di fare è al Capo dello Stato, sempre sensibile alle criticità delle carceri: solo la sua autorevolezza può contrastare l'indifferenza della politica alle problematiche del sistema».
Sul suicidio in cella dell'uomo di origine tunisina è intervenuto sul sito www.radiocarcere.com anche Riccardo Arena che cura la trasmissione Radiocarcere in onda su Radio Radicale. «Si tratta - precisa Arena - del terzo suicidio nel giro di pochi giorni. Un suicidio che, dopo quello avvenuto nel carcere di Civitavecchia, fa salire a 64 il numero delle persone detenute che hanno rinunciato a vivere nel 2011, per un totale di 181 morti. Cifre che, oltre alle ingiuste sofferenze - precisa certificano un'emergenza».
Quanto alle riforme che il ministro Severino si accinge a presentare Arena ritiene che «le modifiche che si intendono introdurre sono certamente da condividere, perché tendono a migliorare il sistema, ma di certo non appaiono idonee ad affrontare l'emergenza. Infatti - rimarca Arena - occorre, e con urgenza, sia affrontare l'emergenza con un indulto sia migliorare il sistema con riforme efficaci».
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