La tanto amata (a parole!) Costituzione italiana afferma che la pena ha come obiettivo rieducare il condannato. Nonostante lo spirito illuminato della Costituzione, le prassi che regolano le carceri in Italia e alcune leggi, hanno come obiettivo evidente punire e colpire soprattutto chi non ha i mezzi per difendersi.
Lo dimostrano i dati del
Dossier "Dentro o fuori" (
clicca qui per leggerlo e scaricarlo) pubblicato in queste ore da
Openpolis, da cui emerge tra l'altro che l'Italia è sesta in Europa per sovraffollamento con un tasso del 109 per cento che in alcuni istituti, come Canton Mombello a Brescia, supera il 190%; su un totale di 54 mila detenuti, gli stranieri sono quasi il 34% mentre 18.500 sono reclusi per violazione della normativa sugli stupefacenti; oltre il 34% è in attesa di giudizio definitivo, di cui la metà in attesa di primo giudizio. Dal 2000 a oggi i detenuti con più di 70 anni sono aumentati di oltre l'80%; 5.720 detenuti hanno la licenza elementare, 16.203 la licenza media e solo 514 la laurea.
Secondo una ricerca commissionata dal Ministero della Giustizia, nel 2007 il tasso di recidiva dei detenuti era pari al 68%, contro solo il 19% di chi aveva scontato la pena ai servizi sociali, eppure i lavori di pubblica utilità sono usati solo per le violazioni del codice della strada, e non come reale alternativa al carcere per altri reati, e meno del 30% dei detenuti lavora in carcere (dato tuttavia in costante aumento negli ultimi 5 anni).
Rispetto al sempre evocato "Piano carceri" una relazione della Corte dei conti del settembre 2015 ne ha certificato il fallimento: è stato speso l’11% del budget 2010-2014 e i posti letto sono aumentati di 4.415 unità a fronte dei 12 mila previsti.
Intanto in carcere si continua a morire: dal 2000 ad oggi annualmente i suicidi sono stati da un minimo di 43 a un massimo di 72; 23 i detenuti che si sono tolti la vita nei soli primi sei mesi del 2016.
Dichiarazione di Igor Boni e Silvja Manzi (Direzione nazionale di Radicali Italiani): "Dai dati emerge una fotografia disarmante della situazione carceraria italiana e che il progetto seguito da ogni Governo è stato semplicemente quello di fare fronte alle più gravi emergenze, senza mettere concretamente mano al problema. In una situazione di questa natura è evidente che un provvedimento di amnistia - come chiesto a più riprese da Marco Pannella e dai radicali - consentirebbe di decongestionare le strutture e ridurre l'immane numero di pratiche sulle scrivanie dei magistrati.
Ma insieme a questo si deve smettere di considerare le carceri come una discarica umana riservata alle fasce più deboli. Il lavoro in carcere, le pene alternative e l'affidamento ai servizi sociali sono strumenti fondamentali per migliorare la situazione, insieme alla radicale modifica delle leggi sull'immigrazione e sugli stupefacenti.
Occorre investire su chi sta in galera, in istruzione e lavoro, se si vuole ridurre la recidiva e provare a seguire i dettami della nostra Costituzione, troppo spesso usata come foglia di fico per non far vedere il disastro sociale e umano che alimentiamo dietro le sbarre.”
© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati