Siria, ora intervenga l'Onu

I morti sono già 110mila e un milione i profughi: è il momento che il caso sia deferito alla Corte Penale Internazionale. Così Assad diverrebbe immediatamente un paria internazionale, come fu nel passato per Milosevic.
Il totale dei morti in Siria è di 110.000, i profughi hanno superato abbondantemente il milione. Dati spaventosi se confrontati con una popolazione di circa 20 milioni di abitanti. Da due anni, completamente inascoltati, chiediamo con che il caso Siria sia deferito alla Corte Penale Internazionale dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E visto cosa è successo in questi due anni credo avessimo ragione a chiederlo. La reazione all’uso delle armi chimiche da parte delle diplomazie internazionali ha innescato una ipotesi di reazione militare che, come sempre avviene, prescinde in buona parte da un’azione forte diplomatica prima. E cosa c’è di più forte che deferire gli ipotetici responsabili del massacro di civili alla giustizia internazionale? Assad, il macellaio siriano, diverrebbe immediatamente un paria internazionale, come fu nel passato per Milosevic, il macellaio serbo insieme agli esecutori materiali dei crimini sul campo.
Trovo stucchevoli oggi tanto l’inneggiare all’intervento in Siria quanto le pulsioni antiamericane da parte di chi è stato silente in questi ultimi mesi. Se vogliamo provare a non commettere i soliti imperdonabili errori occorre prefigurare un’alternativa all’uso delle armi che non sia semplicemente manifestare contro la guerra solo quando ci sono di mezzo gli Usa. È guerra ai civili quella che il regime sanguinario di Assad sta conducendo contro il proprio popolo come era guerra ai civili quella condotta da Milosevic in Croazia, in Bosnia e in Kosovo. Le armi chimiche hanno provocato ulteriori 1000 morti che si aggiungono alle decine di migliaia che già ci sono stati nel disinteresse di moltissimi cittadini e di molti governi e, diciamolo, con la complicità della Russia, della Cina e dell’Iran.
Grazie a chi come i Radicali ci hanno creduto e hanno per questo lottato esiste oggi una giustizia internazionale che può creare le condizioni per una pace duratura. Perché il “fare giustizia” (che è cosa ben diversa da “giustiziare”) è premessa necessaria per un lungo processo di ricostruzione e riconciliazione, in un Paese dove ogni famiglia ha avuto un parente di primo o secondo grado morto negli ultimi 24 mesi. Per questo, lo ribadisco con forza, queste ore rappresentano l’ultimo momento utile per provare a far nascere una scintilla di ragionevolezza e deferire Assad e chiunque si sia macchiato di crimini di guerra e contro l’umanità, di una parte dell’altra, alla Corte internazionale. Per aderire all’appello: “Assad all’Aja” www.associazioneaglietta.it.
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