Siria, l'Iran al tavolo della pace. Bonino: l'Onu inviti anche l'Italia

Dalla Rassegna stampa

C’è chi li ha già definiti gli effetti a catena della «diplomazia nucleare». Il segretario generale dell’Onu Ban Ki moon, ha annunciato ieri mattina con grande soddisfazione che il 22 gennaio si terrà la cosiddetta ‘Ginevra 2’ indicata dalle Nazioni Unite come la conferenza internazionale di pace per definire la transizione democratica in Siria. Dopo mesi di stallo a sorpresa adesso c’è la fila dei paesi, tra cui l’Italia, che sperano di essere invitati a partecipare come garanti e ispiratori del nuovo processo. Al termine di un lungo incontro col segretario di Stato americano Kerry e col ministro degli esteri russo Lavrov, l’inviato speciale delle Nazioni Unite Lakhdar Brahimi in Siria ha confermato che non solo la data verrà rispettata, ma che ci saranno invitati speciali come l’Iran e l’Arabia Saudita (indicati come sponsor del regime) e gruppi di opposizione anti Assad.

L’Italia con Emma Bonino, esclusa dalla trattativa con l’Iran, questa volta ammette chiaramente che ha «interesse e determinazione» nel sedersi al tavolo. Ieri Obama è tornato sul successo della conferenza di Ginevra: «Ho fatto quello che avevo detto: Osama Bin Laden è stato eliminato, la guerra in Afghanistan è finita. Ed è stato raggiunto un accordo con l’Iran. è ora per una nuova era di leadership del popolo americano nel mondo». Il segretario generale dell’Onu si è sempre detto favorevole alla presenza dell’Iran al tavolo negoziale, proprio per l’influenza riconosciuta che gli sciiti di Teheran hanno su Assad, insieme ai russi, ma le forze dell’opposizione spalleggiate dall’Arabia Saudita e dal Qatar si sono sempre opposte minacciando addirittura la loro presenza al tavolo se questo avvenisse.

In meno di una settimana a Ginevra gli equilibri in Medio Oriente potrebbero aver ricevuto una svolta significativa. L’Iran senza atomica diventa un interlocutore irrinunciabile per l’America e per l’intera regione. Proseguire come stanno facendo i sauditi su una linea di scontro fra sunniti e sciiti, senza immaginare una pacificazione generale dell’area in funzione anti Al Qaeda, con tutti i fermenti libici ed egiziani, potrebbe diventare doppiamente imprudente e pericoloso. Gli scontri intanto continuano a Homs, Damasco e Aleppo e non c’è soluzione a breve per la creazione di robusti corridoi umanitari. In questo quadro un cessate il fuoco tra le parti prima dei colloqui del 22 gennaio è sempre inimmaginabile.

 

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