Onu, una vetrina dell'ostilità a Israele

Dalla Rassegna stampa

Con un provvedimento mondiale dettato da improrogabili esigenze di spending review, si potrebbe utilmente chiudere l'Onu per manifesta inutilità. Le Nazioni Unite conquistano la vetrina del mondo ogni volta che bisogna umiliare in qualche modo Israele (dimentican...do che lo Stato israeliano è nato grazie a una spartizione Onu che prevedeva la nascita di uno Stato palestinese, a suo tempo accettato da Israele e rifiutato dagli arabi). Per il resto, ogni volta che c'è da difendere la pace, o proteggere qualche martoriata popolazione dagli effetti di una pulizia etnica, o tutelare i diritti umani, l'Onu sparisce, o addirittura consegna le chiavi agli aguzzini. Come quando affidò alla Libia di Gheddafi la presidenza della commissione per i diritti umani, o all'Iran delle lapidazioni quella per la difesa dei diritti delle donne. Oggi affida alla Turchia il compito di difendere il vessato popolo palestinese. Ma nessuno le chiede conto del trattamento del popolo curdo. E il fatto che ad Ankara non si può nemmeno nominare il massacro degli armeni. Nel Ruanda l'Onu non c'era, e se c'era manifestava la sua impotenza. A Srebrenica i caschi blu c'erano, ma per non muovere un dito contro le stragi. L'Onu non c'è, neanche un comunicato, una nota di disappunto, una timida perplessità pubblica, quando bande di fanatici tentano di uccidere in Pakistan una ragazzina la cui unica colpa è di voler andare a scuola. L'Onu non c'è quando i cristiani sono sterminati in Nigeria. L'Onu non c'è quando Morsi si proclama dittatore. L'Onu lascia soli i giovani che protestano di nuovo a piazza Tahrir, non alza la voce se alle ragazze della «primavera araba» i Fratelli musulmani hanno imposto i test obbligatori di verginità. L'Onu non c'è a fermare l'eccidio del Darfur. L'Onu non c'è quando la Cina vessa, a scopo dissuasivo per i possibili emuli, le famiglie dei giovani tibetani che si danno fuoco per l'indipendenza della loro Patria. L'Onu non c'è quando si apprende che, sempre in Cina, le operaie sono costrette a fare il test di gravidanza per imporre l'aborto di Stato. L'Onu non c'è quando nella Birmania dei simpatici e coraggiosi monaci vestiti d'arancione viene perseguitata la minoranza musulmana. L'Onu non c'è mai, per definizione. Però c'è quando deve organizzare a Durban un convegno contro il razzismo che diventerà la più clamorosa manifestazione di antisemitismo sotto l'egida delle Nazioni Unite: una vergogna assoluta. C'è se deve far sfilare sul palco del Palazzo di Vetro le delegazioni delle numerose tirannie sparse nel mondo che condannano all'unisono la «disumana» Israele. In questo caso c'è sempre. E allora, se proprio non si vuole abolire l'Onu, si operino dei tagli netti per convocare solo un paio di volte l'anno l'assemblea generale per inveire contro Israele. Risparmio assicurato ma the show must go on.

 

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