Missione europea in Ucraina e la Ue prepara le sanzioni

L’Unione europea si prepara a varare sanzioni poco più che formali contro esponenti del governo ucraino. Ma intanto raddoppia gli sforzi per trovare, insieme con la Russia, una soluzione di compromesso che consenta di fermare le violenze ed evitare una guerra civile. Questa mattina i ministri degli esteri tedesco e francese raggiungeranno a Kiev il loro collega polacco per tentare una mediazione dell’ultima ora tra il governo e la piazza. Poi nel pomeriggio arriveranno a Bruxelles per una riunione straordinaria dei ministri degli esteri convocata d’urgenza e che dovrebbe dare il via ad una serie di sanzioni personali contro esponenti del regime, senza tuttavia colpire direttamente il presidente Yanukovich. La missione franco-tedesca è nata dopo una drammatica telefonata del capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, al suo collega tedesco Steinmeier. Lavrov ha chiesto all’Europa «di usare i suoi contatti con l’opposizione ucraina per spingerla a cooperare con le autorità, a rispettare gli accordi e a prendere le distanze dalle frange più radicali che scatenano sommosse sanguinose». Dietro i toni partigiani usati dal Cremlino, si intuisce in realtà una richiesta di aiuto e una fortissima preoccupazione che la crisi si trasformi in guerra civile.
La Merkel, che si trovava con Stenmeier a Parigi per una sessione congiunta dei governi francese e tedesco, lo ha capito e ha avuto una lunga telefonata con Putin. I due hanno convenuto di «mantenere uno stretto coordinamento» e di «fare tutto il possibile per evitare una escalation delle violenze in Ucraina». A questo punto rischia di allargarsi la divergenza tra Usa e Ue sui modi per gestire la crisi ucraina. Mentre gli americani si schierano incondizionatamente al fianco dei dimostranti, condannano Yanukovich, lo diffidano dal mobilitare l’esercito e spingono per il varo di sanzioni dure, gli europei sono ancora alla disperata ricerca di una soluzione condivisa. Ieri il presidente Obama ha parlato dal Messico. Ha condannato «con forza» la repressione da parte del governo ucraino, ha diffidato Kiev dall’utilizzare i soldati spiegando che «l’esercito non dovrebbe intervenire in una situazione che può essere risolta dai civili», e ha messo in guardia sul fatto che «ci saranno conseguenze» se i responsabili del governo ucraino «passassero i limiti». Prima di lui, il segretario di Stato Kerry ha confermato che gli Usa sono pronti ad imporre sanzioni «in collaborazione con gli europei».
Anche l’Europa si avvia ad approvare una serie di sanzioni personali, dal rifiuto dei visti al congelamento dei beni, contro alcuni esponenti del regime ucraino. Ma non si fa troppe illusioni sulla loro efficacia. Le misure prese in passato contro il regime di Lukashenko in Bielorussia si sono rivelate inutili e hanno solo spinto il dittatore a stringere ulteriormente il legame con Putin. L’Ue non vuole ripetere lo stesso errore. Né vuole ripetere gli errori compiuti in Siria, quando l’isolamento internazionale del regime di Assad ha accelerato la guerra civile e ha favorito l’egemonia degli integralisti islamici tra le file della resistenza. . Anche in Ucraina, a fianco dei dimostranti filo-europei, sono presenti gruppi radicali di estrema destra che cercano di radicalizzare lo scontro. «Dobbiamo scongiurare il rischio concreto di una guerra civile alle porte dell’Unione europea», ha dichiarato ieri il ministro degli esteri Emma Bonino. «Non potranno essere più tollerati abusi nei confronti della popolazione, ne’ provocazioni dí frange estremiste e violente. Nonostante i margini negoziali fra governo ed opposizioni appaiano in queste ore ancora più ridotti, non esiste alcuna vera alternativa alla ripresa del dialogo, che l’Europa intende sostenere col massimo impegno».
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