Marò, l’Onu dice no alla mediazione

Unione europea, Nazioni Unite, la Nato. Persino l’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu. Negli ultimi giorni il governo italiano ha iniziato a rivolgersi a tutte le istituzioni internazionali di cui è membro: è stato raddoppiato il pressing, si vuole creare il massimo consenso possibile sul caso dei due marò arrestati in India. E da ieri sono arrivati i primi riscontri, ma anche i primi rifiuti. «È meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento dell’Onu»: ha detto il segretario generale Ban Ki-moon, dopo che il ministro degli esteri, Emma Bonino, aveva chiesto a Sebastiano Cardi, ambasciatore all’Onu, di fare dei passi con l’Alto commissariato per i Diritti umani delle Nazioni Unite. L’Italia chiedeva di valutare se ci siano gli estremi per procedere «per violazione dei diritti umani, per quanto riguardala mancanza di un capo di imputazione per i fucilieri di Marina da parte dell’India dopo due anni, accompagnata da una restrizione della libertà».
La risposta più importante è invece arrivata dall’Unione europea: il "ministro degli Esteri" della Ue Catherine Ashton ha parlato a lungo del caso nell’audizione alla commissione Esteri dell’Europarlamento. La Ashton dice che procedere contro i due fucilieri italiani seguendo la legge anti-terrorismo indiana «significa che l’Italia sarebbe vista come un paese terrorista, e questo è inaccettabile. La questione non è solo preoccupante per il governo italiano, ma anche davvero allarmante per tutti i governi dell’Unione europea». «Se verrà deciso che quanto successo nell’azione dei marò è un atto di terrorismo, come dire che l’Italia è uno stato terrorista, ci saranno gravi implicazioni per tutte le azioni nell’anti-terrorismo laddove noi collaboriamo insieme (come Ue) o come paesi individuali: questo messaggio è stato mandato vivo e chiaro stamattina tramite la nostra delegazione, e io sto mandando il messaggio sia verbalmente sia in forma scritta» ha spiegato la Ashton, rispondendo al Pd Panzeri.
Un anno fa, quando a sollecitarla era stata il governo Monti, la Ashton (o meglio i suoi uffici) avevano fatto sapere che quella dei marò era una questione «bilaterale fra Italia e India». A rafforzare oggi la posizione italiana, la scelta del procuratore indiano di chiedere il ricorso al Sua Act, la legge anti-terrorismo e il fatto che siano trascorsi due anni dall’incidente senza che sia ancora stato formalizzato il capo d’accusa contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L’ambasciatore italiano alla Nato Gabriele Cecchia è tornato a parlare del caso personalmente col segretario generale dell’Alleanza, Anders Fogh Rasmussen. «Dobbiamo stare attenti ai comportamenti dell’India, sarà difficile ogni collaborazione militare con un paese che adotta comportamenti del genere contro funzionari di uno Stato membro dell’Alleanza, e la Nato ormai è un’organizzazione che opera sempre più spesso fuori area», dicono a Palazzo Chigi. Non è chiaro quale influenza diretta possa avere la Nato sull’India, ma la più grande operazione che. l’Alleanza abbia messo in piedi è l’operazione Isaf in Afghanistan, in uno scenario strategico per l’India. Che quindi non può trascurare il parere dei 28 alleati di Bruxelles.
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