Intervista a Emma Bonino: "In Siria tacciano le armi per favorire i negoziati di pace

Dalla Rassegna stampa

Che in Siria cessi il rumore delle armi. Potrebbe essere questo il primo risultato della conferenza cosiddetta Ginevra 2, tante volte messa in agenda e altrettante saltata, e che è convocata a Montreux il prossimo 22 gennaio. Al punto in cui si è arrivati nella lotta contro il regime di Damasco, ma anche tra le varie fazioni di ribelli, un cessate il fuoco è indispensabile per cercare di affrontare il dramma umanitario. Lo dice con chiarezza il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, appena uscita dalla riunione degli «Amici della Siria» ieri a Parigi, riunione con la quale inizia un percorso - che durerà ben oltre il 22 gennaio - che ha come massimo obiettivo politico la possibilità di voltare pagina a Damasco: un governo transitorio. Ma intanto, la prima tappa è il cessate il fuoco. «Non si tratta certo di un pre-requisito, ma è parte del negoziato» dice Bonino mentre corre a prendere l’aereo che da Parigi la porterà in Sierra Leone e poi in Costa d’Avorio, seconda tranche, dopo Ghana e Senegal, del suo viaggio nell’«Africa che funziona, un’Africa della crescita che dobbiamo appoggiare e seguire, e che può costituire uno sbocco per le imprese italiane».

Ministro, che possibilità concrete ci sono che la mediazione politica e diplomatica sulla Siria centri gli obiettivi? Qual è la road map?
«Con la riunione di Parigi si apre un percorso che ha tappe precise: mercoledì 15 ci sarà in Kuwait la conferenza dei donatori, cruciale per aumentare finanziariamente gli aiuti umanitari, il 17 l’agenzia dell’Onu per i diritti dei rifugiati sarà nei campi profughi siriani in Turchia e contemporaneamente, per tre giorni, sarà riunita a Istanbul la Coalizione siriana che deve proprio discutere della partecipazione a Ginevra 2. Speriamo che poi, se tutto va bene, con la mediazione dell’inviato Onu Brahimi, si possano iniziare i negoziati tra le parti. E il 3 febbraio ci sarà a Roma la conferenza umanitaria sulla Siria. Che le armi tacciano è molto importante perché permette anzitutto di salvare vite umane. Consentirebbe l’accesso umanitario, l’apertura di corridoi per l’aiuto alle popolazioni. Forse non ce lo si ricorda, ma quella siriana è la più drammatica e imponente crisi umanitaria dei nostri tempi. Molto, molto più di tutto quel che sin qui conoscevamo, Sarajevo compresa...»

Si parla infatti di 6 milioni tra profughi e rifugiati...
«Appunto. Il cessate il fuoco è stata una nostra richiesta proprio perché se durante i negoziati tutte le parti mettessero fine all’uso di armi pesanti si aprirebbe la possibilità di dare sostegno alle popolazioni. Oltre al fatto, ovviamente, che un cessate il fuoco darebbe consistenza allo stesso negoziato. Ma, ripeto, non si tratta di una pre-condizione ma di parte integrante della trattativa».

Il punto della riunione in Francia con Stati Uniti, Russia, Germania, Gran Bretagna e gli altri «Amici della Siria» è stato però convincere i ribelli al regime di Assad a partecipare alla conferenza di pace. Ci siete riusciti? E l’Iran sarà a Ginevra 2?
«Tutti abbiamo fatto pressione sulla Coalizione, che ci auguriamo partecipi, facendo presente che diversamente sarebbe una simbolica vittoria per Assad, che deve invece secondo il documento di Parigi rispettare gli obblighi stabiliti dalle risoluzioni Onu, mettendo fine ad attacchi indiscriminati e a liberare tutte le persone arbitrariamente detenute. Quanto all’Iran, nella discussione generale non se ne è accennato. Personalmente ne ho parlato con il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier, che si era già detto favorevole. Ne riparleremo tra ministri degli Esteri il 20 a Bruxelles».

Per l’Italia c’è la questione del porto nel quale dovrebbero transitare le armi chimiche. Le regioni interessate si oppongono. Che farete?
«Abbiamo riconfermato la disponibilità, e stiamo adempiendo a tutti i necessari accertamenti tecnici e logistici richiesti dall’Opac. Saremo pronti e sapremo il nome del porto per giovedì, quando l’agenzia dell’Onu sarà a Roma, in audizione in Parlamento. Spero siano tutti consapevoli e responsabili: si tratta della più grande operazione di distruzione di armi di massa».

A che punto è la vicenda dei marò? Il commissario europeo Tajani ha proposto che l’Europa sospenda il trattato economico che si sta negoziando con l’India, ma così non si presterebbe il fianco a ritorsioni ulteriori?
«La situazione da parte indiana è sempre più confusa, la polizia non ha ancora esplicitato i capi di accusa, c’è il condizionamento della campagna elettorale che rende imprevedibile il comportamento delle autorità. Ho parlato con il commissario Tajani, che mi ha precisato i tempi della sua proposta. Ed è chiaro che tutto dipende dal capo d’imputazione: quando sarà formulato vedremo, tutte le opzioni saranno sul tappeto».

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