Eutanasia. Ass. Coscioni: quattro anni fa moriva Welby. Continua la campagna per l'eutanasia legale. Lettera di Veronesi: pieno sostegno

Piero Welby
Continuare la battaglia per l’autodeterminazione, il testamento biologico e l’eutanasia: è questo l’impegno che l’Associazione Luca Coscioni ribadisce oggi, a quattro anni dalla morte di Piergiorgio Welby, avvenuta il 20 dicembre 2006.
 
Nelle settimane passate, l’Associazione Coscioni e Partito radicale hanno messo in rete uno spot in favore della legalizzazione dell'eutanasia, in vista di una campagna su televisioni private per il mese di gennaio. A fronte dei vari tentativi di intimidazione censorea – e alla vigilia dell’esame nell’aula della Camera di un disegno di legge incostituzionale e repressivo contro il testamento biologico - rilanciamo il nostro appello al Parlamento per un'indagine conoscitiva sull'eutanasia clandestina e raccogliamo nuove adesioni per il diritto all'autodeterminazione.
 
Questa la risposta di Umberto Veronesi alla sollecitazione inviata da Carlo Troilo dell'Associazione Luca Coscioni: “desidero ringraziarLa per la Sua gentile lettera e per il Suo interesse alle tematiche di fine vita, reso più vivo e sentito dalle personali e dolorose esperienze vissute al fianco del Suo caro fratello. Mi sento spesso vicino alle tante battaglie condotte dall’Associazione Luca Coscioni, di cui condivido principi e obiettivi, ma a questa – come uomo e come medico – sento di dover dedicare il mio pieno sostengo e appoggio. (…) La libertà individuale, nel momento del distacco come in malattia, è un valore nel quale credo molto e sono convinto che l’impegno unanime di scienza, diritto ed etica contribuirà positivamente alla sensibilizzazione dei diritti dell’uomo, alla qualità dell’esistenza e alla scelta libera e consapevole di fronte a temi così delicati e complessicome quelli del fine vita. Un valore tanto più importante quando situazioni di malattia gravemente invalidanti impediscano una normale vita di relazione. Combatto da sempre il dolore inutile e a fianco ad esso l’ostinazione terapeutica che porta a volere mantenere in vita un paziente ad ogni costo. Compito del medico è quello di non far soffrire: non dunque né accanirsi nelle cure né rinunciarvi per timore dell’insuccesso ma, depositario della volontà del paziente, ne dovrà ascoltare la voce assistendolo con profonda sensibilità e delicatezza psicologica, accettando scelte meditate dalla coscienza, in piena libertà, secondo i propri diritti. Anche quando si trattasse di abbandono volontario della vita, poiché questo significa rispetto della sua identità e della volontà di mantenere integro il proprio valore intellettuale e morale. Mi consideri al Suo fianco in questa battaglia per la difesa dell’autodeterminazione e della dignità dell’uomo.”
Comunicato stampa dell'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica

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