Le «white list» stentano a decollare

Servono o no le white list, quegli elenchi di imprese "non soggette a rischio di inquinamento mafioso" formati dalle prefetture dopo una batteria di controlli preventivi? La risposta divide gli addetti ai lavori, poiché imprenditori, prefetture, investigatori, magistrati pongono l'accento su aspetti differenti.
Ma c'è un fatto che induce alla riflessione ed è che oggi le imprese iscritte alle white list sono soltanto sei: una all'Aquila e cinque a Milano.
Eppure, la normativa offre una approfondita qualificazione antimafia per 8 tipologie di lavori della filiera delle costruzioni, quelle più esposte alle infiltrazioni criminali, così che i costruttori del dopo terremoto e quelli dell'Expo 2015, possano avvalersi di società non a rischio, garantite dallo Stato; e queste ultime, superati i controlli preventivi cui volontariamente si sottopongono, vengono esonerate per 12 mesi da ogni ulteriore incombenza burocratica su questo fronte. Le categorie inserite nel decreto sono: trasporti vari, smaltimento rifiuti, movimento terra, noleggio macchinari, forniture di ferro e calcestruzzo, guardiania dei cantieri.
È vero, sono tuttora in corso verifiche sulle imprese che hanno fatto domanda di inserimento. Per i lavori dell'Expo le richieste sono 145: 89 sono di imprese lombarde, 15 hanno sede in Piemonte, 10 in Veneto; le rimanenti in altre regioni. La prefettura dell'Aquila non fornisce cifre, ma dal suo sito si apprende che una impresa è già stata ammessa e che nelle "vecchie" white list (quelle antecedenti il Dpcm 18/10/2011) erano entrate 29 società divise in sei categorie, alcune più affollate come i noli a caldo e il movimento terra.
Sono numeri scarni, è innegabile, anche tenendo conto che i giochi si sono di fatto aperti solo a febbraio. Gli uffici delle due prefetture non si dicono preoccupati. In particolare per il versante Expo, oltre alle domande già in fase di controllo è probabile che ne arrivino altre, mentre diverse concause spiegano lo stato attuale: nel vivo dei lavori si entra solo ora (il primo grosso appalto è stato assegnato la settimana scorsa), le tranche di appalti sono piuttosto grosse, i soldi sono pochi, le incertezze politiche, invece, tante.
Perciò, spiegano in Corso Monforte, è ovvio che prima di mettersi in gioco le imprese aspettino l'ultimo momento; ed è inoltre assai probabile che le associazioni temporanee di imprese aggiudicatarie degli appalti sappiano già a chi rivolgersi per allestire i cantieri, comprare ferro e calcestruzzo, white list o no. Quanto all'Aquila, il cambio in corsa tra "vecchie" e "nuove" liste, avvenuto a ottobre, ha senz'altro comportato delle difficoltà.
Tutte osservazioni pertinenti, ma nemmeno così si spiega lo scarso interesse del mondo delle imprese verso le white list. Alla luce di queste cifre, viene da chiedersi se la norma di pre-qualificazione volontaria, così com'è stata studiata e quindi scritta nel Dpcm 18 ottobre 2011, sia sufficientemente attrattiva e conveniente per le piccole e piccolissime realtà economiche, ancor prima che efficace: questo lo potremo sapere solo nei prossimi mesi, valutando la consistenza degli elenchi di imprese virtuose e, ancor di più, la loro effettiva presenza nei cantieri.
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