Vita dura per il decreto svuotacarceri

Oggi in Senato parte l'esame del pacchetto-carceri. Ma il passaggio alle Camere delle norme licenziate dal Consiglio dei ministri non sarà una passeggiata. Il Parlamento, infatti, intende dire la propria su un tema tanto drammatico. Anche ieri, per dire, si è dovuto provvedere ad aggiornare l'assurda contabilità delle morti in cella.
I segnali che il decreto messo a punto dal Guardasigilli Paola Severino rischia di subire modifiche in Parlamento sono più d'uno. Tra questi, lo slittamento del termine per gli emendamenti in commissione Giustizia al Senato: doveva scadere domani, ci sarà tempo sino al 9 gennaio. Nulla di grave; ma, pur tenendo conto della coda delle festività natalizie, è comunque una spia della volontà del Parlamento di far sentire la propria voce.
Nessuna ostilità pregiudiziale, però. Tanto che il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli la prende da tutt'altro verso. «Vista l'indubbia urgenza - spiega - ho ritenuto opportuno, fuor da ogni polemica, iniziare tempestivamente l'esame dei provvedimenti». Dunque, vacanza natalizie terminate in anticipo per i senatori chiamati già da oggi al lavoro. Peraltro, si comincerà presto. Alle 9, infatti, è in agenda l'audizione dei rappresentanti delle forze dell'ordine ai quali, spiega ancora Berselli, «abbiamo chiesto di conoscere se le camere di sicurezza esistenti sono sufficienti». Poi, ci sarà tempo anche per valutare le modalità con le quali il decreto ha avuto la sua primissima applicazione. Quindi, nel pomeriggio inizierà la discussione generale.
L'obiettivo è di licenziare il testo affinché arrivi in aula il 17. Tempi ragionevoli, dunque. Ma, come detto, ciò non significa che il passaggio risulterà indolore. «Si tratta di un provvedimento che condivido nel merito ma va esaminato con calma», dice ancora Berselli secondo il quale «ci sono alcune incongruenze e contraddizioni tra il decreto e alcune norme del codice di procedura che restano vigenti». Insomma, «massima disponibilità ad agevolarne l'approvazione», ma «non a scatola chiusa».
La necessità di procedere con calma, peraltro, è avvertita diffusamente e, soprattutto, è avvertita in ogni settore politico. Seppure con altri accenti e da posizioni diverse, anche Silvia della Monica di fatto chiede che si apra una discussione. «Speriamo - dice la capogruppo pd in commissione Giustizia - che il ministro della Giustizia, come ha già anticipato, voglia discutere i provvedimenti e rendere i testi migliori possibili. Accanto a misure tampone che servono ad evitare il fenomeno detto delle porte girevoli, ci auguriamo che si ragioni su misure strutturali. Ad esempio si potrebbe intervenire sulla recidiva così come è stata riformata dalla legge Cirielli».
Quanto al governo, seguendo il filo dei ragionamenti svolti sino ad ora dal ministro Severino, si deve immaginare che non vi sia nessuna chiusura su eventuali modifiche del testo, seppure per essere considerate potabili queste modifiche dovranno essere migliorative e, soprattutto, poter contare su una larga base parlamentare. Il Guardasigilli, in ogni caso, oggi sarà a Palazzo Madama per seguire i lavori della commissione Giustizia. Ed anche questo è un segnale di quanto importante il tema resti per tutti.
D'altra parte, non potrebbe essere altrimenti. La situazione delle carceri, infatti, è davvero drammatica. Al di là delle pur importanti sollecitazioni giunte dal Presidente della Repubblica e da Benedetto XVI, per non dire dell'incessante lavoro dei radicali, a dirlo sono soprattutto i numeri. E quelli ribaditi ieri da alcune associazioni che di si occupano di carcere e diritti - Ristretti Orizzonti, A Buon Diritto, Antigone - sono davvero impressionanti.
Nel 2011 i morti in carcere sono stati 186, dei quali 96 per cause naturali e 66 per suicidio; su 23 sono in corso indagini mentre una soltanto delle morti è stata causata da un omicidio. L'età media dei detenuti morti è di poco inferiore ai 40 anni mentre quella dei suicidi scende addirittura a poco meno di 38 anni. A suicidarsi sono soprattutto gli uomini (64) e gli italiani sono più degli stranieri (45 contro 21). Ci si suicida soprattutto impiccandosi (44) o inalando gas (12); e c'è una relazione tra sovraffollamento delle carceri e frequenza dei suicidi. E la strage non si ferma. Ieri un altro morto, impiccato, a Genova. Era un italiano di 54 anni in attesa di giudizio. Era ricoverato in ospedale dopo un precedente tentativo di togliersi la vita, dandosi fuoco.
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