Vita da cani

“Vita da cani”, come a dire un'esistenza dura, misera. Simile, dunque, a quella vissuta da migliaia di persone nelle nostre carceri sovraffollate. Destini, quelli dei cani e dei detenuti, a cui può anche capitare di incrociarsi sotto i peggiori auspici di quella realtà parallela chiamata galera. Com'è accaduto nella Casa Circondariale di Castrovillari, in Calabria. Dove cani randagi e detenuti avrebbero dovuto darsi una mano, reciprocamente, e dove invece si sono trovati a condividere la stessa sventura: quella di una cattività e di una reclusione in condizioni intollerabili, per gli uomini e per le bestie.
Del Progetto Argo si inizia a parlare nel 2003, grazie a un'idea dì due operatori di polizia penitenziaria, messa a punto per lenire la solitudine e rendere meno arida la quotidianità del carcere, e a uno studio del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria secondo cui non solo la compagnia degli animali farebbe bene alle persone recluse, come alla maggior parte delle persone, ma l'affido e la cura di un cane contribuirebbe perfino alla loro riabilitazione e al reinserimento, anche lavorativo. La proposta era dunque quella di allestire delle strutture esterne alle celle, ma all'interno della cinta muraria dove ospitare i randagi da far accudire ai detenuti che ne avessero fatto richiesta. Enti locali e Asl, già impegnati nella lotta al randagismo, si sarebbero divisi le spese per l'attuazione del progetto. Nessun costo per l'alimentazione dei cani, che avrebbero beneficiato degli avanzi del vitto dei detenuti.
Al momento del lancio, la "pet therapy" raccoglie il favore di numerosi istituti di pena del Paese, che si mobilitano per offrire questa nuova opportunità ai propri detenuti. Tra questi anche il carcere di Castrovillari , che annuncia l'adesione al Progetto Argo attraverso un protocollo d'intesa tra Comune e Casa Circondariale previsto nel 2005, siglato e perfezionato nel 2007. Il lancio ufficiale dell'iniziativa avviene invece due anni più tardi, nel novembre del 2009.
Ma oggi, a poco più di due anni da quell'annuncio, si scopre grazie a un'ispezione dei radicali che la mutua assistenza tra animali e detenuti a Castrovillari è rimasta lettera morta. Unici superstiti del progetto, un canile fatiscente e una quindicina di cani in stato di semiabbandono, riferiscono la deputata Rita Bernardini e il segretario dei radicali lucani Maurizio Bolognetti. Rinchiusi tra i propri escrementi in gabbiette piccole, troppo piccole, proprio come le celle di 2 metri per 3 che nel carcere calabrese ospitano fino a tre reclusi. Animali innocenti costretti a scontare una pena che, nell'attesa che qualcuno - come previsto - si prenda cura di loro, potrebbe rivelarsi un ergastolo.
Un'ingiustizia inaccettabile, anche in un sistema penitenziario che riduce gli uomini a vivere come e peggio delle bestie.
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