Il vero rischio? Credit crunch per imprese e famiglie

Un anno fa i BTp decennali offrivano sul mercato un rendimento del 3,6%: "appena" 1,5 punti percentuali più dei Bund tedeschi. Oggi rendono il 5,54% e lo spread è quasi a quattro punti percentuali. Cosa significhi questo, è facile a dirsi: lo Stato paga oggi interessi più onerosi per rifinanziare il proprio debito pubblico. Interessi onerosi, ma non distruttivi: dato che l'Italia ha un debito pubblico con una vita media lunga (7,1 anni), l'aumento del costo diventerebbe proibitivo solo se restasse su questi livelli per lungo tempo. Per ora, dunque, il problema è serio ma non ancora distruttivo. Per lo Stato. Ma per i privati rischia di esserlo presto. Se lo Stato paga costi elevati, infatti, le banche italiane per finanziarsi sono costrette a pagare interessi altrettanto elevati: questo, prima o poi, le costringerà a chiudere il rubinetto del credito e/o a scaricare i costi su imprese e famiglie. Per ora il tanto temuto «credit crunch» non c'è: ad agosto il credito resta in crescita del 4% rispetto al 2010. Ma il rallentamento inizia. Bisogna correre ai ripari, come sistema-Paese, prima che arrivi il conto. Salato.
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