Vergogna carceri: abbiamo preso un ceffone disonorevole

Immaginate di dover lavorare otto ore in un ufficio grande tre metri per tre. Con una finestrella piccola, e in alto nel muro. Scomodi, vero? Non lo accettereste. Allora immaginate che sia la vostra casa di tre metri per tre, e che lì, in quella specie di cuccia per cani, voi dobbiate dormire, leggere, trascorrere la giornata, insomma viverci. Tre metri sono pochi, sono tre passi. Eppure sono lo spazio vitale riservato alla maggior parte dei carcerati nel nostro Paese, tenuti ammassati dentro prigioni che stanno per esplodere tanto sono affollate. Quel "matto" di Marco Pannella, il leader radicale, in dicembre ha fatto dieci giorni di sciopero della fame e della sete per protestare contro questa condizione da lager: povero vecchio, stravagante, ridicolo hanno pensato in molti, quasi ci lasciava la pelle stavolta con le sue buffonate. Chi rideva di lui è servito: ora la Corte Europea dei diritti dell'uomo ha sanzionato l'Italia per i trattamenti disumani e degradanti cui vengono sottoposti 7 detenuti di Busto Arsizio e Piacenza, che a questo organismo si sono rivolti, e ci ha appioppato una simbolica (ma neanche tanto) multa di 100mila euro per "indecenza carceraria". E c'è di più: i signori di Strasburgo ci hanno concesso un solo anno di tempo per metterci in regola e risolvere il disastroso e impellente problema del sovraffollamento. Il presidente Napolitano si è detto «mortificato per l'incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi», e il ministro della Giustizia Paola Severino ha dichiarato di essere avvilita «ma non stupita. C'era da aspettarselo, servono misure strutturali». Ha parlato anche l'Associazione nazionale magistrati: «La situazione carceraria è un'assoluta priorità che il nuovo Parlamento dovrà affrontare». E questo, e i precedenti Parlamenti no?
Non intendo essere retorica nemmeno per una riga, ma viene un ribollir di sangue a leggere che tutti ora si indignano e, di più, che tutti sono d'accordo con la Corte Europea, che qualche domanda bisogna pur porsela. Abbiamo preso, come Paese, un "ceffone" molto disonorevole. Uno smacco morale che sì, dice il Guardasigilli, c'era da aspettarselo, perché la disumana e selvaggia situazione delle nostre prigioni è nota a tutti i politici ormai da anni, eppure peggiora mese dopo mese. Lo so che i meccanismi del sistema parlamentare possono essere letali, che un decreto legge votato alla Camera magari poi si ingarbuglia al Senato o viene rimandato in favore di altri provvedimenti, ma credo che le più alte cariche dello Stato abbiano il dovere, e il potere, di intervenire il più duramente possibile, e con ogni sforzo, e con molti minuti del loro tempo, per occuparsi in modo risolutivo, senza titubanze o scaricabarili, di disastri umanitari di tale portata. In alcune galere si dorme in letti a castello di quattro piani: se lo raccontassero a me, come io sto facendo con voi, non ci crederei tanto è mostruoso. La promiscuità favorisce lo scambio di malattie, mancano i denari per le cure, scarseggia il personale medico, dietro le sbarre aumentano in modo esponenziale i suicidi. Dopo i 7 detenuti per cui siamo stati puniti, circa altri 500 si sono già rivolti alla Corte Europea per far valere la propria umana dignità: se non ci diamo una mossa e prendiamo altre sanzioni equivalenti a quella già portata a casa, finiamo in bancarotta. Non c'è differenza, in questo ragionamento, tra delinquenti assassini e delinquentelli, non c'è diversa pietà o differente trattamento: l'articolo 27 della nostra Costituzione recita che la funzione della pena è di carattere rieducativo. Come, dove, in tre metri per tre ciascuno?
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