Venezuela in fila per il pane E la casta mangia aragoste

«L’unica via per la giustizia è quella del socialismo, non il capitalismo, che è una forma di cannibalismo». Sull’affollata scalinata del Ministero degli Interni di Caracas, Pedro Carrello, che all’epoca era titolare di questo portafogli, sorrideva nella cornice dei microfoni. Poi, una giornalista lo interruppe e disse: «Ministro, non è contraddittorio criticare il capitalismo con al collo una cravatta Luis Vuitton?». Carrello guardò il cielo ed esitò per qualche secondo. Era nato 51 anni prima a Barinas, lo stato più povero del Venezuela, e stava per convertirsi nel simbolo visibile dei nuovi ricchi del socialismo bolivariano, cresciuti all’ombra di 14 anni di governo dello scomparso presidente Hugo Chavez, imbevuti di retorica populista, ma ubriachi di lusso occidentale.
Quando il 13 febbraio di quest’anno scrisse su Twitter: «La Procura dà la caccia al vigliacco assassino Leopoldo Lopez», Carrello portava ancora le cicatrici di quel giorno. Dal ministero era passato alla Camera e qui lo avevano soprannominato Onorevole Vuitton. All’indomani dello scoppio delle proteste anti-governative che ieri hanno compiuto un mese, era stato incaricato di far sapere che il presidente Maduro scartava la linea del dialogo e ordinava la cattura dell’esponente dell’opposizione che guidava la piazza. Oggi, che Lopez è in carcere da più di 3 settimane, che le barricate si sono estese e che il bilancio è arrivato a 28 morti, questa casta di privilegiati viene sempre più contestata da quella parte di società che si è stancata di fare la fila per il pane, che deve fare i conti con prezzi raddoppiati e con supermercati dove non si trova più neanche la farina.
Secondo la denuncia presentata dal deputato Carlos Berrizbeitia, la tendenza allo sfarzo è stata introdotta in Venezuela dallo stesso presidente Chavez. Nei suoi ultimi tempi alla reggia di Miraflores, il comandante avrebbe speso «15 mila dollari l’anno in orologi, 2 mila in scarpe, 4 mila in abiti e 1500 in penne Mont Blanc». D’altra parte, i suoi famigliari non si facevano suggestionare quando diceva: «Noi non vogliamo essere ricchi, perché è brutto e inumano» e postavano sui social network foto con la pop star Justin Bieber, con mazzette di dollari aperte a ventaglio, con Cartier d’oro al polso e aragoste nel piatto. Dopo la sua morte, il 5 marzo dell’anno scorso, la tradizione è stata proseguita da Maduro. Prima di essere designato a successore dal leader morente e vincere le presidenziali, l’ex autista d’autobus è stato per 6 anni ministro degli Esteri, presentando nel 2012 una richiesta di rimborso spese personali da 8 milioni.
Secondo la giornalista Berenice Gomez, la first lady Cilia Flores passa frequenti weekend a Milano per fare shopping, così come gli altri funzionari o imprenditori vicini al potere fanno in Florida. Ofir Ben-Eliezer, proprietario di un negozio di hi-tech di lusso a Miami, preferisce non fare nomi, ma riconosce che tra i clienti dei suoi smartphone tempestati di diamanti ci sono molti boli-borghesi, così come chiamano in patria i privilegiati del socialismo bolivariano. «I chavisti vanno pazzi per questi mini i-Pad placcati d’oro», ha detto in un’intervista a Univision, un canale statunitense in spagnolo specializzato in telenovelas che in Venezuela è accusato di trasmettere propaganda fascista e fomentare la decadenza morale dell’impero americano, così come il governo dice di chi protesta.
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