Urla d’innocenza fra le sbarre

Roverto Cobertera è nato all’estero ed ha doppia cittadinanza Statunitense e Domenicana. È detenuto nel carcere di Padova. È stato condannato alla “Pena di Morte Viva” (così viene chiamata da noi ergastolani la pena perpetua).
É un uomo di colore e forse anche questo ha pesato sulla sua condanna perché lo straniero e per giunta nero è il colpevole ideale. Roverto Cobertera, ha i capelli neri come il carbone e un sorriso di luce sempre stampato sulle labbra.
L’ho incontrato nella Redazione di “Ristretti Orizzonti” e sapendo dei miei studi universitari di giurisprudenza lui mi ha passato le sue carte processuali.
Dopo qualche tempo ho letto la motivazione del primo grado e dell’appello e mi sono fortemente convinto della sua innocenza, perché conosco molto bene la differenza fra la verità vera e quella processuale.
Roverto Cobertera ha deciso da qualche tempo di dimostrare la sua innocenza con la propria vita, l’unica cosa che gli è rimasta.
Dal quattro luglio ha iniziato uno sciopero della fame per urlare la sua innocenza fra le sbarre.
Ed è disposto a morire per ritornare dalla sua famiglia e dai suoi meravigliosi figli.
Io non posso fare altro che trasmettere tutta la mia solidarietà, da uomo ombra, a Roverto Cobertera.
E sostenere la sua battaglia perché venga provata la sua innocenza fra le sbarre con la speranza che qualcuno al di là dal muro di cinta ascolti e senta le grida di una persona che con la sua protesta afferma con forza che preferisce morire da innocente che vivere da colpevole.
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