«Un insospettabile per quindici anni»

Dalla Rassegna stampa

Sorpresa è dir poco. Per chi da anni conosce don Alberto Barin, il sacerdote che dal '97 faceva il cappellano di San Vittore, la notizia del suo arresto e soprattutto del tipo di accuse che lo hanno determinato è stata come «un pugno di sbigottimento alla bocca dello stomaco»: per dirla con Luigi Pagano, oggi vicecapo del Dipartimento amministrazione penitenziaria dopo una vita alla guida dello stesso carcere-simbolo milanese prima e di tutte le carceri lombarde poi. «Assolutamente benvoluto da detenuti, operatori, volontari, agenti, insomma da tutti» - come riassume la direttrice attuale di San Vittore, Gloria Manzelli - don Alberto aveva ereditato un ruolo delicato e impegnativo da predecessori che tra i raggi dell'istituto hanno lasciato un segno: da don Giorgio Caniato a don Luigi Melesi, quello che convinse molti terroristi a «pentirsi».

E anche lui il suo impegno lo aveva assunto a 360 gradi, dentro e fuori di galera. Firmatario della «Marcia per l'amnistia» dei Radicali, protagonista di mille iniziative di sensibilizzazione. Il Sappe, sindacato degli agenti penitenziari, invoca attraverso il segretario Donato Capece la «presunzione d'innocenza» sottolineando che «in 17 anni don Alberto è stato sempre molto disponibile con detenuti e agenti», persino «nell'organizzare corsi prematrimoniali e per la cresima di tanti poliziotti». «Per quanto umanamente sconvolti aspettiamo con fiducia la conclusione dell'inchiesta», chiude la direttrice Manzelli. La stessa cosa che si legge in una nota della curia milanese: «sconcerto e dolore», ma anche «massima fiducia negli inquirenti e disponibilità alla collaborazione per le indagini».

«Il detenuto angosciato e solo - diceva in una vecchia intervista - è specchio per ciascuno di noi. Se io entro tutti i giorni a San Vittore è perché credo nell'uomo e nelle sue possibilità, dal mattino alla sera parlo con i detenuti e in ognuno di loro trovo estremi confini di male ma anche di bene. E quel che rimane è il bene».

 

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