Per un carcere non solo punitivo

Dalla Rassegna stampa

La questione del sovraffollamento delle carceri e, più in generale, delle condizioni detentive dei reclusi resta un tema centrale del dibattito politico
e sociale.

All'indomani del lungo sciopero della sete messo in atto da Marco Pannella a puntare il dito contro la situazione in cui versa il sistema carcerario sono stati Magistratura Democratica, Ristretti Orizzonti, Antigone e Coordinamento nazionale dei Garanti dei detenuti che hanno ritenuto di scrivere una lettera aperta a tutti i parlamentari per denunciare uno stato di cose non più tollerabile.

Partendo dal dettato Costituzionale per il quale "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", la missiva assume i toni di una vera e propria denuncia sociale contro il sovraffollamento innanzitutto, ma anche contro un sistema che si limita a meramente a perseguire invece di aspirare ala rieducazione ed alla riabilitazione dei detenuti.

"Un carcere che funziona attraverso la praticabilità di percorsi di reinserimento realmente assistiti e progettati - si legge nel testo della lettera - può restituire alla società persone che più difficilmente commetteranno altri reati. Un carcere a misura d'uomo rappresenta la migliore declinazione di quella richiesta di legalità che giunge dalla società e che si rivolge anche alle istituzioni; una richiesta che, come operatori, ci sentiamo in dovere di formulare pubblicamente". Il problema è che mancano le strutture perché questo percorso possa essere posto in essere concretamente, come anche il personale scarseggia il che rende non fattibile imboccare la strada dei trattamenti rieducativi inseriti in percorsi di sicurezza. Il risultato è che i detenuti rimangono relegati in celle sovraffollate in condizioni ai limiti della decenza a scontare la propria pena senza che questa sia accompagnata da alcuna azione mirata al loro reinserimento o alla loro riabilitazione.

"L'imputato - recita ancora la missiva indirizzata ai parlamentari - viene condannato alla detenzione non al degrado. Il diritto di vivere come esseri umani deve essere garantito ora anche negli istituti penitenziari" che potenzialmente potrebbero e dovrebbero essere accostati a luoghi e strutture in grado di offrire una possibilità di riscatto per chi è sottoposto al regime carcerario, soprattutto se si considera che il tasso di ricaduta nel reato per coloro che hanno scontato pene in regimi alternativi alla detenzione in carcere è marcatamente inferiore rispetto a quanti hanno scontato tutta la pena nelle case circondariali.

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