Un braccialetto per Telecom

Dalla Rassegna stampa

La buona notizia è che il prezzo cala: fino al 31 dicembre 2011 il ministero dell'Interno spendeva quasi 11 milioni di euro l'anno, mentre da gennaio sono «solo» 9. La cattiva notizia è che sono ancora lì: i braccialetti più costosi e inutili nella storia della giustizia italiana, gli apparecchietti elettronici che dovrebbero servire per il controllo a distanza dei detenuti agli arresti domiciliari, sono stati confermati in una nuova convenzione tra il Viminale e la Telecom, presieduta da Franco Bemabè.

È dall'aprile 2001, fine del governo Amato, che l'Italia si gingilla con questi carissimi gingilli. In 10 anni lo Stato ha speso 110 milioni. Il problema è che non servono a nulla. I braccialetti sono stati applicati alla caviglia di un numero irrisorio di detenuti: 14 in tutto, sette dei quali fra settembre e ottobre 2011, con una clamorosa, inusitata accelerazione. Eppure il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ha firmato un nuovo contratto, valido fino al 2018: altri 63 milioni, che porteranno la spesa totale a 173. Interpellata da Panorama, la Telecom rivela, oltre alla durata e alla cifra, alcune caratteristiche della nuova convenzione: nel prezzo di 9 milioni all'anno (ma Rita Bernardini, deputato radicale in commissione Giustizia, dice che a lei «risulta siano ancora 10 milioni») rientrano il lavoro della centrale operativa di Oriolo Romano e «una serie di servizi elettronici» per il Viminale, come nuove linee di comunicazione fisse e mobili. Inoltre, i braccialetti aumentano da 400 a 2 mila; e 200 saranno dotati della possibilità di controllo satellitare che forse ne permetterà un uso un po' più ampio, per esempio su quanti siano vincolati a un obbligo di residenza.

Proprio le innovazioni contrattuali però, hanno acceso forti perplessità: al ministero della Giustizia c'è chi o ritiene sarebbe stata necessaria una regolare gara d'appalto. Lo stesso guardasigilli, Paola Severino, che in novembre si era espressa contro la prosecuzione della convenzione sui braccialetti («Non è conveniente e non vorrei fosse rinnovata senza verifica di costi e benefici»), ha appreso della firma a cose fatte e con grande irritazione. In effetti, la convenzione è di competenza esclusiva del Viminale, che gestisce i braccialetti. Ma questa è un'altra evidente assurdità della vicenda, visto che è poi il ministero della Giustizia che deve occuparsi dei detenuti.

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