Un assist per la riforma

Dalla Rassegna stampa

Fanno bene i partiti a rivendicare con orgoglio il ruolo della politica e ad auspicare un ritorno in tempi non lunghi a un governo politico. La profondità della crisi che stiamo attraversando, e le implicazioni sociali a volte drammatiche delle riforme che vanno fatte, richiedono scelte.

Scelte che, dopo la fase d'emergenza, non possono che essere di responsabilità della buona politica, della politica con la P maiuscola.
Ma dov'è oggi in Italia questa buona politica? È questa la domanda che fa da sfondo al messaggio che ieri Giorgio Napolitano ha rivolto alle forze politiche, invitandole a trovare un'intesa sulla legge elettorale, senza cercare alibi o motivi di scontro nella possibilità di un voto anticipato a novembre.

Se c'è oggi in Italia una buona politica in grado di tornare al governo del Paese, sembra dire il capo dello Stato, lo dimostri esercitando la sua prima responsabilità: quella di stabilire le regole con cui andare a votare, archiviando questa oscena legge elettorale. Non si preoccupi invece, strumentalmente, della data del voto, alimentando un dibattito che indebolisce il Paese proprio nel cuore di una difficile trattativa europea da cui dipende la tenuta economica e sociale del Paese. Un dibattito che, tra l'altro, vede i partiti invadere una responsabilità che è tipicamente del capo dello Stato.

La fermezza di Napolitano arriva a distanza di mesi dai suoi primi appelli a riformare la legge elettorale e nel mezzo di un confronto tra i partiti che sempre di più sembra bloccato proprio dalla discussione intorno al voto anticipato. Napolitano non nega che la questione sia sul tavolo. E lo stesso premier Monti, nelle sue conversazioni private, non si sottrae dal considerare più di una possibilità quella del voto anticipato. Ma questa eventualità non può essere un alibi o un pretesto per non fare la riforma elettorale.

Il momento in cui si andrà al voto lo stabilirà il capo dello Stato. Ai partiti tocca invece trovare subito un'intesa su regole che permettano la formazione di un Parlamento che sia espressione della volontà degli elettori e consenta la formazione di una significativa maggioranza di governo.

Se le forze politiche non si dimostreranno in grado di fare neanche questo, non si vede come queste potranno recuperare la fiducia degli italiani e dimostrare loro che è venuto il momento di tornare ad affidarsi ai partiti nella responsabilità di guidare il Paese. A ben vedere, perciò, il severo monito di Napolitano è in realtà un assist ai partiti. Ma saranno questi in grado di coglierlo?

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