Tutti fuori!

Con il motivo del sovraffollamento delle carceri ritorna lo spettro dell'indulto, proposto velatamente la scorsa estate dallo stesso presidente della Repubblica, chiesto a gran voce dai radicali di Marco Pannella e ultimamente da un coro sparso di vari politici e amministratori (in genere del centrosinistra). Un brutto spettro, visti i risultati dell'ultimo indulto, quello del 1° agosto 2006, in cui nel giro di tre anni (rilevazione il 30 giugno 2009) quasi un terzo dei detenuti scarcerati o liberati da misure alternative sono ritornati a essere arrestati per recidiva. L'unico sistema razionale per evitare il sovraffollamento delle carceri senza mettere in libertà gente che ha una grossa probabilità di ricompiere gli stessi reati resta quello della creazione di nuove carceri...
A proposito però di misure alternative, ieri il neo-ministro di Grazia e Giustizia ne ha proposte un pacchetto, nel corso della sua visita al carcere cagliaritano di Buon- cammino. Paola Severino ha parlato del braccialetto elettronico, di cui, ha detto, «valuteremo costi e benefici». «Il braccialetto elettronico - ha però specificato la Guardasigilli - è solo uno degli strumenti a cui ho pensato e che ha colpito di più, ma non è l'unica misura. Sto preparando un decreto che contiene altri provvedimenti, tra i quali la carcerazione domiciliare, la messa in prova, e alcune forme di depenalizzazione che sono già state studiate. Non posso ha detto la Severino - chiaramente enunciarle per rispetto istituzionale».
«Sul braccialetto elettronico i costi devono essere inferiori a quelli della detenzione e dal punto di vista tecnico sarà ritenuto idoneo alle esigenze di controllo e monitoraggio del detenuto. Allora - ha detto - se avrò risposte positive a questi quesiti il braccialetto potrà entrare tra i mezzi alternativi di detenzione».
Il ministro ha iniziato da Cagliari «per mostrare la vicinanza e l'attenzione dello Stato» ai detenuti e alle famiglie di chi si è suicidato in carcere, il suo tour per i penitenziari italiani. Cagliari perché il 5 dicembre scorso si è suicidata Monia Bellofiore, accusata insieme al marito Giuseppe Oliva, 39enne, anche lui detenuto al Buoncammino, dell'omicidio della madre, Maria Irene Sanna, l'infermiera di Assemini uccisa il 28 ottobre scorso.
Accompagnata dal direttore dell'Amministrazione penitenziaria Franco Ionta e dal direttore del penitenziario cagliaritano Gianfranco Pala, il ministro ha prima visitato il braccio femminile, dove sono detenute 26 donne, con una sosta nella cella dove Monia Bellofiore si è tolta la vita, per parlare con le sue compagne di cella. La visita è proseguita nella sezione maschile, dove Severino ha incontrato i detenuti e i familiari, poi il ministro ha incontrato in Conferenza dei servizi, i rappresentanti degli agenti di polizia penitenziaria del carcere cagliaritano. Gli agenti hanno illustrato alla Guardasigilli la situazione della casa di reclusione cagliaritana, a partire dall'organico e dal sovraffollamento. Sono reclusi infatti 540 uomini e 26 donne, con un sovraffollamento del 69,7%, gli agenti sono 213 su un organico previsto di 267 unità, con una carenza quindi di 54 unità.
Il ministro ha parlato anche del nuovo carcere in costruzione a Uta, a 15 chilometri da Cagliari, che sostituirà in parte quello di Buoncammino. Il carcere di Uta ha una capienza di oltre 500 unità, che potrebbe essere sufficiente rispetto alla situazione di Buoncammino. I presidi per evitare l'evasione ovviamente ci sono, ma consentono l'espletamento di una vita carceraria confortevole e confortante, compatibilmente con lo stato di detenzione.
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