Troppi rumors di fondo disturbano le banche

Josef Ackermann, Ceo di Deutsche Bank, ha recentemente dichiarato che «la crisi del debito sovrano in Europa metterà un freno agli utili delle banche per anni e non farà sopravvivere le più deboli». Ma sono davvero i più deboli Intesa Sanpaolo, SocGen e UniCredit, che con la recente revisione usciranno dallo Stoxx Europe 50 il prossimo 19 settembre?
Molto probabilmente no. Per quanto riguarda le due banche italiane, il management ha in entrambi i casi recentemente confermato i target per il 2011; altrettanto è avvenuto per SocGen, che però ha dichiarato che l'obiettivo di raggiungere nel 2012 un utile netto di 6 miliardi sarà «difficilmente raggiungibile». Al momento non c'è pressione sulle tre banche nemmeno per quanto riguarda la solidità patrimoniale. Al 30 giugno 2011 i rapporti Core Tier I Ratio dei tre istituti superavano tutti il 9%, valori "tranquilli" secondo gli attuali requisiti internazionali, e le tre banche hanno regolarmente superato i periodici stress test posti in essere dalle autorità finanziarie europee.
Cosa è successo allora? Per UniCredit periodicamente si rincorrono voci -finora smentite - sulla necessità di un consistente aumento di capitale a cavallo fra il 2011 e il 2012. Ma il primo appuntamento importante sarà il prossimo G20 di novembre, in cui sarà elaborato l'elenco delle Sifi, le "banche sistemiche" più rilevanti in Europa, a cui saranno richiesti requisiti patrimoniali particolarmente stringenti. E infatti la presentazione del nuovo piano industriale avverrà a novembre/dicembre. Purtroppo, come spesso avviene in periodi di turbolenza di mercato, sia UniCredit che Société Générale sono state colpite da rumor incontrollati. Come il 7 agosto, quando il “Daily Mail” ventilò la necessità di intervento da parte dei Governi italiano e francese per il salvataggio delle due banche.
Il quotidiano si è poi pubblicamente scusato. Ma chi ridarà alle due banche la capitalizzazione perduta?
© 2011 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati
SU