Tristi storie di ordinario degrado

Dalla Rassegna stampa

In questa pagina, la seconda parte dell'articolo di Valter Vecellio, dedicata alle tante mancanze esistenti nel sistema carcerario italiano.

La denuncia del garante dei detenuti del Lazio
Da Firenze a Roma, ascoltiamo il garante dei detenuti della Regione Lazio Angiolo Marroni: "Duecentocinquanta detenuti in più in due mesi, duemila presenze oltre la capienza regolamentare. Numeri che portano, come corollario, l'impossibilità di garantire condizioni di vita accettabili nelle carceri, con spazi destinati alla socialità trasformati in celle, evasioni tentate e riuscite, risse fra reclusi e agenti di polizia penitenziaria costretti dai buchi di organico a turni di lavoro massacranti. È questo il drammatico quadro, aggravato dalla morte per cause naturali, di un detenuto romano 45enne a Regina Coeli, della situazione nelle 14 carceri della Regione Lazio".

Nel solo Lazio i detenuti attualmente reclusi sono 6.846 (6.409 uomini e 437 donne), duemila in più rispetto alla capienza regolamentare di 4.838. "Le stime in nostro possesso", spiega, "sono addirittura più allarmanti dei numeri indicati, dal presidente della Corte d'appello di Roma, Giorgio Santacroce, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario, che aveva parlato di 6.591 reclusi nelle carceri del Lazio". Ma, al di là dei numeri, è quanto quotidianamente accade nelle carceri a confermare la criticità della situazione; dalla spettacolare fuga riuscita da Regina Coeli al detenuto ridotto in gravi condizioni dopo una rissa a Cassino, fino al tentativo di suicidio di un detenuto sventato i128 gennaio da un agente di Polizia penitenziaria a Viterbo, tutto indica una situazione ormai prossima a sfuggire ad ogni tipo di controllo. "La drammaticità di questa situazione", dice Marroni, "è che non sono solo le grandi carceri della Regione, come Regina Coeli e Rebibbia Nuovo Complesso a soffrire per il sovraffollamento, ma tutti gli istituti. Abbiamo, ormai, fatto l'abitudine alle segnalazioni di gravi carenze igieniche, di impossibilità di garantire forme di socialità e di attività volte al recupero del detenuto, di persone ospitate nei centri clinici per mancanza di spazi, della recrudescenza di malattie come tubercolosi e scabbia. In questo quadro, giudico un fatto estremamente positivo i reiterati richiami del ministro della Giustizia Severino sulla drammatica situazione delle carceri. Di una cosa, però, sono sicuro: ogni tipo di provvedimento svuota celle come quelli che si vanno proponendo in queste ore, avrà effetti solo palliativi se non sarà accompagnato da una profonda revisione del codice penale e di quello di procedura penale. Occorre, in sostanza, rivedere una legislazione che produce troppo carcere. Senza un intervento di questo genere, accadrà come nell'estate del 2008, quando gli effetti benefici dell'indulto furono cancellati in pochi mesi".

Come paga il magistrato
L'Associazione Nazionale dei Magistrati è scesa sul sentiero di guerra perché la Camera ha votato un emendamento sulla responsabilità civile del magistrato. Un attentato all'autonomia, all'indipendenza, e quant'altro. Benissimo. Ma ecco come paga un magistrato, il giudice Jole Maria Celeste Milanesi, prosciolta dalla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura dall'accusa di aver omesso di controllare con "negligenza inescusabile" i termini di scadenza della carcerazione di un detenuto, con la conseguenza che è rimasto in carcere 127 giorni in più del dovuto. La decisione accoglie la richiesta di non luogo a procedere avanzata sia dal procuratore generale della Cassazione sia dal difensore. Celeste Milanesi era accusata dal ministro della Giustizia di aver omesso 'il controllo sulla scadenza del termine di durata della misura cautelare applicata" a uno straniero condannato a 2 anni e 4 mesi, che avrebbe dovuto essere scarcerato il 17 aprile 2007, ma che è rimasto detenuto fino al 25 luglio successivo. Ma la colpa, secondo il Csm, è "di una lacuna del regolamento di organizzazione del giudizio direttissimo all'epoca in vigore". Si, abbiamo letto bene: "Lacuna del regolamento di organizzazione del giudizio direttissimo all'epoca in vigore". Poi dici che uno s'incazza.

Ps.: Su quello che avete letto nessun documento, nessun comunicato, nessuna denuncia dell'Associazione Nazionale Magistrati.

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