Tristi storie di ordinario degrado

Dalla Rassegna stampa

Si, va bene: la nave Concordia e l'incredibile comportamento del comandante Francesco Schettino; e poi, certo: il maltempo e le nevicate; e poi, d'accordo: ci sono i ministri del governo Monti che sembrano ogni giorno gareggiare a chi la spara più scema, e mai che nessuno dica loro che meglio farebbero a imparare dai carabinieri, "usi obbedir tacendo". Però nelle pagine e pagine dei giornali, ormai la questione è completamente sparita, come se non esistesse più; come se alle aperture degli Anni Giudiziari non si sia detto nulla; come se il problema cronico dello stato della Giustizia e la sua appendice carceraria sia stato risolto; anzi, non ci sia bisogno di risolverlo perché non c'è proprio il problema...Poi vedrete, quando Marco Pannella e i radicali scenderanno in campo ancora una volta con le loro iniziative nonviolente diranno: "uffa, ancora digiuni, che noia, che barba...!".

E mai come ora il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quel presidente che parlò di -urgente impellenza", dovrebbe davvero inviare un suo messaggio alle Camere, per richiamarle alle loro responsabilità, ai loro obblighi, ai loro doveri. Perché il problema c'è e lo si lascia colpevolmente incancrenire. E sono complici (c'è un altro termine?) i mezzi di comunicazione: che "premiano" sempre e solo i comportamenti violenti, mortificando le iniziative nonviolente. Ecco qui cinque vicende. Meriterebbero di essere conosciute, commentate, discusse. Per questo, evidentemente, sono state ignorate, nessuno ha mostrato interesse.

L'ennesima condanna della Corte Europea dei diritti umani L'Italia è stata condannata (per l'ennesima volta) dalla Corte europea dei diritti umani per aver sottoposto un detenuto a trattamento 'inumano e degradante". Il caso riguarda la reclusione nel carcere di Parma di Nicola Cara-Damiani, detenuto nonostante non potesse ricevere cure adeguate al suo caso né, data la paralisi delle gambe, muoversi agevolmente in sedia a rotelle a causa della presenza di barriere architettoniche. Con questa sentenza la Corte di Strasburgo - che condanna l'Italia anche a versare alla parte lesa un risarcimento di 10mila euro - ribadisce il principio secondo cui gli Stati hanno l'obbligo di assicurare che "tutti i carcerati siano detenuti in condizioni compatibili con il rispetto della dignità umana" e, avendo riguardo per le esigenze pratiche della detenzione, di garantire che "la salute dei carcerati sia salvaguardata in maniera adeguata". Inoltre, la Corte sottolinea che "le cure in carcere devono essere a un livello comparabile a quelle che lo Stato garantisce all'insieme della popolazione".

Dalla Sardegna al carcere fiorentino di Sollicciano La lettera è firmata da cinque detenuti, Carmelo, Fabio, Miki, Bruno e Pierino: "Siamo davvero stanchi di questo sistema carcerario che giorno dopo giorno ci toglie la nostra dignità, dignità che ormai non esiste più. Siamo chiusi in 5 o in 6 persone dentro piccole celle e siamo costretti ad una vita disumana, tanto che gli animali nelle loro gabbie hanno molta più libertà di muoversi di noi che abbiamo solo un mq a testa per vivere. Purtroppo anche qui a Sollicciano c'è chi è più debole e non resiste a questa vita disumana e così un giorno decide di farla finita. Esattamente quello che è successo qui il 19 gennaio quando un nostro compagno, che aveva solo 29 anni, si è impiccato ed è morto e quello che è accaduto il 7 gennaio quando un altro nostro compagno si è impiccato. Insomma due suicidi nel giro di pochi giorni che la dicono tutta sulla vita che ci fanno fare qui a Sollicciano.

Ma non basta. Siamo arrivati al punto che non possiamo neanche più fare una doccia, non diciamo calda come in albergo, ma almeno tiepida. E la conseguenza è che sempre più detenuti del carcere di Sollicciano si ammalano per il freddo che prendono. Malattie, come una semplice influenza o un semplice raffreddore, che qui non vengono curate in quanto non han- no neanche una banale aspirina da darci.

Ma la cosa che ci indigna di più è che se uno di noi protesta per questo trattamento illegale, viene preso dalla squadretta punitiva composta da agenti e viene picchiato senza pietà... per poi essere messo in una cella di isolamento, nell'attesa che passino i lividi e le ferite causate dalle botte. La verità è che se una persona finisce a Sollicciano né uscirà una persona peggiore e non migliore rispetto a quando ha varcato questo brutto cancello".

Quest'ultima frase impressiona. È esattamente quello che ha dichiarato il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri intervistata da Fabio Fazio a "Che tempo che fa": "Di carceri ne ho visitate tante, ce ne sono che funzionano bene, ma da altre mi domando come non si possa uscire fortemente peggiorati".

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