Tre giorni di protesta in carcere

Tre giorni di protesta in carcere per chiedere migliori condizioni carcerarie e in solidarietà all’invito di Papa Francesco a una giornata di digiuno e preghiera per la pace nel mondo. Da sabato i detenuti della casa circondariale Santa Maria Maggiore protestano pacificamente per mezz’ora per due volte al giorno mattina e sera, rifiutando il cibo preparato dal carcere e battendo con forza contro le inferriate. La protesta si concluderà oggi, ma con tutta probabilità si ripeterà ancora perché i ristretti lamentano le gravi condizioni di sovraffollamento del carcere veneziano e chiedono un provvedimento di amnistia.
Un’analoga protesta era stata fatto lo scorso luglio, in solidarietà con lo sciopero della fame effettuato da Marco Pannella in favore del decreto "svuota carceri". Tra i detenuti la delusione è grande: la Corte europea dei diritti dell’uomo, più volte ha bacchettato l’Italia sul sovraffollamento delle carceri. L’Europa infatti impone che ciascun detenuto abbia a disposizione, in cella, un spazio non inferiore ai tre metri quadrati. Sotto questa soglia è considerata tortura. La protesta non lascia indifferenti neppure il personale della polizia penitenziaria, la «Uil Pa Penitenziari», che a riguardo della protesta dello scorso luglio parlava di «nodi che tornano al pettine», nonostante la situazione fosse migliorata, con circa 80/100 detenuti in meno ma comunque con 120 persone in più rispetto alla capienza del carcere.
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