La trappola dell'eccesso di rigore

Il «Patto per la crescita e l'occupazione» è un tema su cui si è concentrato il recente Consiglio europeo. Che il «Patto» sia indispensabile in Europa lo dicono i dati. Il tasso di crescita del Pil nel 2012 sarà zero nella Ue e sarà negativo (-0,3%) nella Uem. Il tasso di disoccupazione è del 10,5% nella Ue e del 11,4% nella Uem per un totale rispettivamente di 25,5 e di 18,2 milioni di persone senza lavoro. Ed infine la disoccupazione dei giovani con meno di 25 anni: è di 5 milioni e mezzo nella Ue.
Da questi dati doveva partire il Consiglio europeo per discutere poi, come ha fatto, il «Patto» che è stato quasi del tutto trascurato dai commentatori del Vertice, concentrati invece sui temi di vigilanza dei bilanci nazionali e del sistema bancario. Argomenti importanti ma ormai sovra-enfatizzati perché la crisi europea è meno grave sul versante fiscale-finanziario che su quello economico-occupazionale che, a sua volta, è connesso agli aspetti reali-industriali.
Pur con il linguaggio cauto dei Vertici europei, questi aspetti sono presenti nel «Patto» che riguarda la Ue a 27 Stati mentre non lo sono nel documento «Verso un'autentica Unione economica e monetaria» che riguarda una Nuova Uem per i 17 Stati della Eurozona.
Della Nuova Uem si tratta nella «relazione intermedia» del 12 ottobre - elaborata dai quattro presidenti di istituzioni della Ue (Barroso e Van Rompuy) e della Uem (Draghi e Juncker) - che segue ad un documento già discusso al Consiglio europeo di fine giugno. È il programma per rafforzare, anche istituzionalmente, l'Eurozona (Uem) che si tradurrà in una «tabella di marcia attuativa» da presentare al Consiglio Europeo del 13-14 dicembre. Il programma consiste di tre «quadri integrati» (finanziario, di bilancio, di politica economica) e si conclude con una intonazione alta sulla «legittimità e responsabilità democratica».
L'economia reale è trattata nell'ambito del «quadro di politica economica integrata» ma in modo insoddisfacente. Infatti dopo enunciati condivisibili relativi al perseguimento della economia sociale di mercato per una crescita economica competitiva con una occupazione forte e sostenibile, si riconduce il tutto alla necessità dell'equilibrio di bilancio degli Stati membri e alla flessibilità dei loro mercati di fattori e prodotti per evitare l'accumulo di squilibri. Tutto ciò è importante ma non indica una politica reale-industriale all'altezza della prima manifattura del mondo!
Non vorremmo che questa impostazione riponga troppa fiducia sul fatto che basta più concorrenza per produrre più crescita. Il che è pressoché impossibile in una recessione grave come questa unita a politiche di bilancio rigide che la aggravano.
Il Patto per la crescita e l'occupazione relativo alla Ue a 27 Stati è molto più completo. Il Consiglio europeo ha prefigurato azioni su nove filiere ciascuna delle quali richiederebbe lunghe analisi e rinvii a elaborati delle istituzioni europee. Essendo impossibile farlo limitiamoci a tre osservazioni su politiche urgenti anche per l'Italia per investimenti, infrastrutture, ricerca.
Sugli investimenti per la crescita si prefigura la mobilitazione di 120 miliardi a medio termine partendo dalla ricomposizione del bilancio comunitario, dal potenziamento della Bei, dal varo dei project bond. Ma anche dando indicazione a favore di politiche selettive dei bilanci nazionali. Sulle infrastrutture si fissano date ravvicinate per il completamento del mercato interno dell'energia (2014) e per la realizzazione del mercato unico digitale (2015). Di questi e altri obiettivi per le infrastrutture abbiamo già trattato su queste colonne evidenziando necessità finanziarie nell'ordine di migliaia di miliardi in base alle stime della Commissione. Cifre non menzionate nelle conclusioni del vertice.
Sulla ricerca si richiama la tabella di marcia per «Horizon 2020» enfatizzando il ruolo delle reti di collaborazione. Tutte politiche condivisibili ma ben difficilmente realizzabili senza adeguate risorse finanziarie che la Ue e la Uem, chiuse nella gabbia di rigore-recessione, non mobilitano a sufficienza. Gli 80 miliardi previsti a livello comunitario tra il 2014 e il 2020 sono 23 miseri euro annui a persona! A livello di spesa totale in R&S nella Ue si era a circa 500 euro annui prima della crisi e negli Usa a circa 900. Un divario molto grande che ha ricadute sui progressi della tecno-scienza (e sulla irrinunciabile scienza di base) come si vede dal calo della quota europea dei brevetti che in 10 anni ha perso 10 punti percentuali sul totale mondiale.
Concludendo con riferimento all'Italia. Confidiamo che il Governo Monti sia vigile sulla «Nuova Uem» e sul «Patto» e che contribuisca al superamento in Europa dalla trappola rigore-recessione riorientando le politiche fiscali-finanziarie verso quelle reali-industriali per lo sviluppo, l'innovazione, l'occupazione. Da qui al vertice di dicembre sarà anche nostra cura di ritornare su questi temi nell'interesse italiano.
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