Tasse, web in rivolta contro la Chiesa

Dalla Rassegna stampa

ROMA - Gli incassi dovuti all’8 per mille, le esenzioni dall’Ici e dall’Ires valgono tre miliardi di euro. E in un Paese scosso dalla manovra di Ferragosto le agevolazioni fiscali della Chiesa Cattolica finiscono nell’occhio del ciclone. In 60mila su Facebook animano il gruppo "Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria". Un flusso di commenti e critiche ininterrotto che perdura da più di tre giorni. Dito puntato contro i vertici delle gerarchie ecclesiastiche. Il messaggio è diretto: «Visti tutti i soldi che vi diamo, fate la vostra parte per portare l’Italia fuori dalla crisi economica».
Al malcontento dei cittadini si sommano gli interrogativi di tanti esponenti della politica. Le posizioni sono trasversali. I Radicali denunciano «il meccanismo truffaldino» che regola 1’8 per mille e che consente alla Cei di «incassare oltre un miliardo di curo l’anno». E annunciano un emendamento alla manovra per reintrodurre le imposte sul patrimonio immobiliare della Chiesa. Una proposta che fa discutere.

Una difesa dei privilegi esistenti arriva dal leader dell’Udc Pierferdinando Casini: «Non si può fare la contabilità con i beni della Chiesa con criteri che non tengono conto del fatto che è di grande aiuto ai bisognosi». Concorda il presidente del Pd Rosy Bindi: «Non appoggeremo l’emendamento dei Radicali. Credo che la Chiesa sia una grande ricchezza per la società italiana, l’unica veramente impegnata nella lotta alla povertà». Ma non tutti la pensano allo stesso trai democratici. Pippo Civati, leader dei rottamatori, riprende e fa suo uno degli interrogativi che con più insistenza gira in rete: «Ma perché non fanno opera di carità e misericordia, rinunciando alle esenzioni sugli immobili per alleviare le sofferenze dei credenti?». I finiani de Il Futurista hanno lanciato la campagna "Facciamo pagare l’Ici al Vaticano", ma il vicepresidente vicario di Fli Carmelo Briguglio si schiera a favore delle esenzioni.
Intanto la protesta sul web non accenna a diminuire. Tra i 60mila di Facebook in tanti prendono di mira la denuncia dell’evasione fiscale fatta a Madrid dal presidente della Cei Angelo Bagnasco. «È assurdo, guardate cosa ci tocca sentire. Per di più detto da gente che non paga niente ed è esentata da tutto». C’è chi puntualizza: «Noi chiediamo i soldi al governo e non alla Chiesa: lo Stato Italiano non deve dare i soldi degli italiani al Vaticano ma destinarli alla popolazione». Con il passare delle ore si fa strada l’ipotesi di una serie di micro-manifestazioni: «Riempiamo le piazze di Roma di presidi permanenti. Mettiamo tende davanti a ogni basilica, monastero e parrocchia della Capitale». E a tirare le fila della protesta, Alessandro 43enne di Parma. Prima le generalità: «lodi tasse ne pago tante e combatto con le scadenze. Non sono un anticlericale: sono battezzato, ho fatto comunione e cresima». Poi l’accusa: «Dico solo che in Italia la Chiesa ha troppi privilegi che stridono con l’attuale crisi economica e andrebbero rivisti».
 

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