TASSE, I PRIVILEGI IMMAGINARI

Il sapore è rancido e non c`è profumo di pulito nell`ennesima campagna radicale contro le presunte (ribadiamo presunte) agevolazioni fiscali a favore della Chiesa cattolica. Campagna scatenata dai soliti radicali, con la discesa in campo, però del Corrierone. Nel caso dei radicali sappiamo bene che mentono sapendo di mentire. Questi signori si ergono a moralizzatori e conoscendo bene le leggi dello Stato continuano a raccontare frottole sull`Ici e sull`Ires, per non dimenticare l`otto per mille, sparando cifre improbabili e non portando mai uno straccio di prova alle proprie accuse. Ma se ai radicali, per convenienza e passione politica, possiamo anche perdonare queste intemperanze (è sempre un bene che ci sia un`opposizione anche sociale), è incomprensibile la ragione che ha spinto il Grande Giornale Borghese a schierarsi aprioristicamente a favore della tesi dei privilegi fiscali della Chiesa. Impossibile che dalle parti del Corriere non sappiano che le norme sull`Ici e sull`Ires vengono applicate rigorosamente a tutti i soggetti, di qualunque ispirazione ideale. La legge parla chiaro e applica l`esenzione a tutti gli enti non commerciali, categoria nella quale gli enti ecclesiastici rientrano esattamente come molti altri soggetti del mondo del cosiddetto non profit come, ad esempio, le associazioni sportive dilettantistiche e quelle di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato e le onlus, le fondazioni e le pro-loco, le organizzazioni non governative e gli enti pubblici territoriali, le aziende sanitarie e gli istituti previdenziali. Dunque, se si tratta di intervenire indiscriminatamente su tutti questi enti, compresi quelli di ispirazione ecclesiale, si faccia pure un ampio dibattito pubblico e si proceda. Ma se non è così, allora si vuole solo fare rumore per alimentare sospetti sulle opere della Chiesa."Un`ulteriore inesattezza - precisano i tecnici - riguarda la delimitazione della tipologia di immobili oggetto di agevolazione: l`esenzione non riguarda tutti gli immobili di proprietà degli enti non commerciali, ma solo quelli destinati - per intero - allo svolgimento delle attività che la legge prevede. In tutti gli altri casi (librerie, ristoranti, hotel, negozi e per le abitazioni concesse in locazione) l`imposta è dovuta". Quindi non c`è dubbio: l`imposta è dovuta. E aggiungiamo noi, viene regolarmente pagata. Ma se qualcuno fa il furbo, e per il calcolo delle
probabilità ce ne possono essere anche fra i credenti, sappia che può essere perseguito. E come nella faccenda tristissima della pedofilia, anche in questo caso vale il criterio della tolleranza zero. Non c`è cappelletta che tenga inserita in un angolo dell`albergo. Anzi, è davvero un`assoluta falsità che gli enti ecclesiastici estorcano l`esenzione inserendo una cappellina in un immobile non esente. I Comuni vigilino e denuncino gli eventuali abusi. E qui veniamo ai fatti. Come mai il Corriere della Sera ha affidato le sue riflessioni alle penne del sottile Beppe Severgnini e del mite Aldo Cazzullo e non a quelle caustiche e impietose di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo? Perché non ha chiesto ai suoi fustigatori di professione di cercare le prove del presunto marcio denunciato dai radicali? In attesa delle inchieste e delle prove, invitiamo alla prudenza e sposiamo le sagge parole di Bersani: "Fatevi un giro per le Caritas diocesane, per capire come è messo il Paese e cosa sta facendo la Chiesa". E poi una puntuale messa a punto: "Il principio è chiaro e lo teniamo fer-Tasse mo: esenzione per tutti, in base alla missione e alla finalità, e tassazione per le attività propriamente commerciali. Vanno poi verificati i singoli casi concreti, e credo che la Chiesa sia la prima interessata a farlo". Nulla da eccepire, anzi la Chiesa ha tutto da guadagnare, perché magari così verranno alla luce i veri furbi. Per concludere due considerazioni. Innanzitutto questo dibattito artificioso sui presunti privilegi della Chiesa ci riporta indietro di molti anni. Agli ingenui dibattiti del post Concilio Vaticano II su Chiesa povera e Chiesa dei poveri. Quante volte ci è toccato ascoltare il sapientino di turno concludere le discussioni con la frase lapidaria: "La Chiesa venda tutto, a cominciare dalle sue bellezze artistiche e doni tutto ai poveri". Forse oggi possiamo dire che bene ha fatto la Chiesa a non vendere la Cappella Sistina (e come avrebbe potuto?) e conservarla alla fruizione del mondo intero, ma soprattutto benissimo ha fatto nel fare crescere, ove possibile, le opere dei cristiani indirizzate al bene comune. Un elenco sterminato di piccole e grandi opere che vive delle generosità di tutti noi e che raddrizza i tanti rami storti della nostra società. Questo è un pezzo di quella sussidiarietà, peraltro improntata in larga misura alla gratuità e al volontariato che rende meno violenta la nostra società e al tempo stesso consente di affermare che in Italia la Big Society evocata da David Cameron è già da tempo una realtà. La seconda considerazione riguarda il "cui prodest" di questa campagna a trazione radicale che ha trovato nell`organo della borghesia italiana il suo megafono. Perché blandire il cardinale Angelo Bagnasco e chiedergli un grande gesto che sa tanto di "mea culpa", dopo la sua vigorosa denuncia dell`evasione fiscale come peccato sociale, in piena coerenza con la dottrina sociale della Chiesa? Se qualche credente ha sbagliato... pagherà. Se qualcuno ha approfittato... ci pensino la Guardia di finanza e la magistratura. Ma anche i grandi borghesi, come i radicali, lascino in pace le mense Caritas, gli oratori, i monasteri e le sacrestie. Poiché sono gli unici a non pagare, volete che paghino anche loro?
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