Tancredi (Pdl): «La censura Ue impone la riforma della giustizia»

«In due anni l’Italia non è stata capace di adeguare il suo ordinamento alla sentenza di condanna della Corte di giustizia Europea sulla "immunità dello Stato-giudice" e adesso, se nei prossimi mesi non faremo dei passi avanti, il nostro Paese incorrerà in nuovi guai con l’Europa». È l’allarme lanciato dal deputato Paolo Tancredi, vicepresidente della commissione Politiche comunitarie della Camera, dopo che Il Tempo ha anticipato l’intenzione della Commissione Europea di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato risarcimento danni nei confronti delle vittime di errori giudiziari. «La procedura aperta da Bruxelles - sostiene Tancredi - «è un altro buon motivo per firmare la proposta di referendum dei Radicali entro il prossimo 30 settembre». Se è vero che la sentenza della Corte di giustizia europea del 2011 fa riferimento alla responsabilità dello Stato per eventuali violazioni del diritto comunitario, Tancredi ricorda che proprio la Corte affermava che «l’interpretazione delle norme di diritto rientra nell’essenza dell’attività giurisdizionale» e che «non si può escludere che la violazione manifesta del diritto comunitario vigente venga commessa nell’esercizio di una tale attività interpretativa». In ogni caso, aggiunge Tancredi, «l’apertura della procedura di infrazione della Ue dimostra che occorre mettere mano quanto prima a quella riforma complessiva della Giustizia finita su un binario morto negli ultimi anni. È fondamentale riaprire la discussione sulla responsabilità civile dei magistrati, senza finire sulle barricate, condividendo la riforma con la magistratura e superando una visione pregiudizievole della sentenza europea».
Intanto ieri dalla Commissione Europea sono arrivate altre cattive notizie per l’Italia. La Commissione ha inviato al Belpaese un avviso motivato per l’adozione incompleta nella legislazione nazionale della normative Ue in tema di energie rinnovabili. Se l’Italia non risponderà alla richiesta entro due mesi, la Commissione potrebbe decidere di riferire il caso alla Corte di giustizia europea. Secondo la direttiva, ogni Stato membro deve raggiungere obiettivi precisi nella quota di energie rinnovabili sul consumo energetico totale. Infine la Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora (primo passo di una procedura d’infrazione) all’Italia invitata a ridurre l’impatto ambientale dell’acciaieria uva di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico europeo. In seguito a diverse denunce provenienti da cittadini e Ong, la Commissione ha accertato che «l’Italia non garantisce che l’Ilva rispetti le prescrizioni dell’UE relative alle emissioni industriali, con gravi conseguenze per la salute umana e l’ambiente».
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