La svolta: meno arresti in cella Pena da scontare ai domiciliari

Dalla Rassegna stampa

La camera dà il via libera definitivo al provvedimento sulle pene alternative al carcere che depenalizza tra le polemiche l’immigrazione clandestina e introduce la ‘messa alla prova’, cioè il lavoro socialmente utile per chi commette reati punibili con pena fino a 4 anni. «Non è una legge svuota-carceri, ma una riforma del sistema sanzionatorio», dice in Aula la presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, difendendosi dalle critiche del Carroccio che ha dato battaglia contro il provvedimento con momenti di tensione quando un deputato leghista ha occupato i banchi del governo esibendo un cartello con scritto «clandestino è reato». Nel codice penale entra così a pieno titolo la pena detentiva non carceraria, ossia «reclusione o arresto presso l’abitazione o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza o accoglienza» che va applicata in automatico a tutti i reati punibili fino a 3 anni. Se invece la reclusione va da 3 a 5 anni, sarà il giudice a decidere, stabilendo anche la durata degli arresti, continuativi o per singoli giorni e fasce orarie, e l’eventuale prescrizione del braccialetto elettronico.

Depenalizzato il reato di immigrazione clandestina, resta tuttavia penalmente sanzionabile il reingresso in violazione di un provvedimento di espulsione. Non rientrano invece nella depenalizzazione i reati relativi a edilizia e urbanistica, territorio e paesaggio, alimenti e bevande, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sicurezza pubblica, gioco d’azzardo e scommesse, materia elettorale e finanziamento dei partiti, armi ed esplosivi, proprietà intellettuale e industriale. La messa alla prova, istituto da tempo sperimentato a livello minorile con ottimi risultati, viene esteso agli adulti per reati puniti con reclusione fino a 4 anni. La misura consiste in lavori di pubblica utilità e comporta la prestazione di condotte riparatorie e risarcitorie. Se l’esito è positivo, il reato si estingue. In caso di trasgressione del programma di trattamento o nuovi delitti scatta la revoca. Viene infine eliminata la contumacia. Se l’imputato è irreperibile, il giudice sospende il processo. E ieri sera il Senato ha approvato il ddl sulla custodia cautelare che ora torna alla Camera: il ricorso alla custodia cautelare in carcere sarà più difficile mentre le misure interdittive (come ad esempio l’interdizione dai pubblici uffici) potranno essere comminate con più facilità.

Il diparttimento dell’amministrazione penitenziaria, intanto, chiarisce i numeri del disastro carcerario italiano. Rispondendo a Rita Bernardini, della segretaria nazionale di Radicali italiani, giunta al 34esimo giorno di sciopero della fame, «a 56 giorni dall’ultimatum che la Corte di Strasburgo ha dato all’Italia per porre fine alla tortura in carcere», il Dap ha fornito gli ultimi dati sulla «capacità ricettiva delle strutture penitenziarie e ai posti effettivi disponibili». Le 205 strutture penitenziarie italiane ospitano 60.167 detenuti a fronte di una capienza complessiva - calcolata secondo un parametro del ministero della Salute che prevede 9mq a persona in cella singola e 5mq a persona per le celle detentive multiple - di 48.309 posti.

 

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