Sull'Italia l'ombrello della prudente vigilanza

Dalla Rassegna stampa

Perché il sistema bancario italiano ha superato meglio di altri le crisi di instabilità? La ragione di fondo è l'intreccio tra il modello della banca commerciale e l'approccio attivo alla vigilanza della Banca d'Italia. È un mix che deve essere valorizzato, cercando di migliorare sempre di più anche i presidi dell'efficienza e dell'integrità. Le prime Considerazioni Finali del Governatore Visco hanno il pregio di spiegare i motivi della migliore capacità mostrata dal sistema bancario italiano di affrontare la crisi iniziata nel 2008. Il Governatore ha ricordato una serie di punti di forza: bassa esposizione ai rischi da finanza strutturata, basso indebitamento; alta capitalizzazione effettiva; capacità dei controlli di tutelare la sana e prudente gestione. Alle radici c'è una formula specifica: vigilare su un modello di banca commerciale con l'obiettivo di tutelare la sana e prudente gestione. Negli altri Paesi non è stato così. Negli ultimi tre decenni la regolamentazione "a tocco leggero" ha consentito lo sviluppo di due fenomeni intrecciati: la produzione e distribuzione di innovativi strumenti di debito privato; i mercati non regolamentati. La nuova finanza non regolata nasceva da un postulato: la ricerca dell'efficienza porta anche la stabilità. La crisi ha poi dimostrato quanto fosse sbagliato. Ma in che misura il sistema bancario tradizionale poteva diventare parte integrale della nuova finanza ombra? Qui è emersa la differenza tra Paese e Paese: il grado di permeabilità dei diversi sistemi bancari è dipeso in modo decisivo dall'atteggiamento delle autorità di vigilanza. Nei maggiori Paesi anglosassoni l'intreccio tra banche e finanza ombra è stato massimo. Gli effetti si sono visti. In Italia la banca centrale ha garantito una forte impermeabilità. Le nostre banche hanno mantenuto una maggiore capacità di finanziarsi nel modo più stabile – al dettaglio – e a produrre utili attraverso il credito all'economia. Il Governatore ha sottolineato come la capacità di raccolta al dettaglio finanzia per l'85% il credito produttivo, che a sua volta è pari al 125% del Pil. Il modello di banca commerciale disegna un rapporto con l'economia reale che può produrre per entrambi una crescita regolare e moderata. Qui emergono le sfide ricordate dal Governatore. Da un lato, occorrono imprese che non si appiattiscano sul credito commerciale, con cui non si può né si deve finanziare l'innovazione, ma che si aprano al mercato dei capitali. Dall'altro lato le banche devono aumentare la ricerca dell'efficienza, a partire dalla politica degli sportelli, passando dal mercato del lavoro ed arrivando ai modelli di governance.

© 2012 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK

Ti potrebbe interessare anche:

 Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani   Che il libero mercato in Italia sia un miraggio è cosa risaputa, e ne è la conferma questa ennesima manifestazione contro la direttiva Bolkestein. Una protesta appoggiata dal partito unico dell’...
Si è conclusa un'ulteriore fase nel tentativo di salvare MPS dalle conseguenze di condotte gravissime poste in essere nell’arco di decenni da settori politici locali e nazionali prevalentemente di sinistra, ma non solo. L’operazione sarà resa possibile anche dall’intervento del fondo Atlante con la...
Dichiarazione di Valerio Federico e Alessandro Massari, tesoriere e membro di direzione di Radicali Italiani:   La  Commissione europea ha pubblicato il  rapporto sulle previsioni economiche dopo il referendum britannico. Si legge che "Il settore bancario, in...