Sui suicidi in carcere scambio di accuse tra Ministero e Ristretti Orizzonti. Detenuto perde l’uso della gamba per mancanza di cure

Dalla Rassegna stampa

Duro botta e risposta tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), presieduto dal magistrato padovano Giovanni Tamburino, e la rivista “Ristretti Orizzonti”, gestita da volontari é detenuti del carcere Due Palazzi. La causa? Il conteggio dei suicidi nelle carceri italiane dall’inizio del 2013: 12 secondo il Dap, 21 secondo Ristretti Orizzonti.
A innescare la polemica è Luigi Pagano, vice capo del Dap, che in una nota “contesta fermamente i dati sui suicidi e sui decessi naturali pubblicati periodicamente a cura del centro di documentazione Ristretti orizzonti”. Pagano afferma che “gonfiare i dati dei suicidi nelle carceri italiane non serve a nessuno” e stigmatizza il “macroscopico errore” commesso dalla rivista padovana.
Pronta la replica di Ornella Favero, direttore responsabile di Ristretti Orizzonti: “A differenza del Dap, noi riteniamo che “sia morto di carcere” chi si impicca in cella e muore però in ospedale, e anche chi si mette un sacchetto in testa e perde la vita sniffando il gas.
Se il Dap considera soltanto le morti di coloro che si sono impiccati, i suicidi sono 12. Ma nelle nostre statistiche abbiamo incluso anche un detenuto morto dopo essersi aperto la pancia con una lametta, due morti soffocati con un sacchetto di plastica infilato in testa, e sei morti asfissiati dal gas delle bombole da camping in uso nelle celle”.
Ristretti Orizzonti incassa la solidarietà del Sindacato di Polizia penitenziaria (Sappe), secondo cui la rivista svolge “un lavoro prezioso” e il Dap “ha disatteso il proprio mandato di informare i cittadini”.
Intanto la situazione dei detenuti nel carcere di Padova torna sotto la lente d’ingrandimento della Procura, con un esposto arrivato nelle scorse settimane sul tavolo del pm Sergio Dini. A scrivere la denuncia è stata l’avvocato Anna Maria Martin per conto di un 38enne albanese detenuto fino al 2015, quando scadrà la sua pena per spaccio di droga.
L’uomo, dipendente della cooperativa Giotto e impiegato nel settore della pasticceria, per due anni aveva chiesto di essere visitato all’ospedale civile di Padova a causa di una ferita alla caviglia sinistra che non voleva saperne di guarire, creando anche una calcificazione ossea capace di rendergli quasi impossibile la camminata.
Nei mesi scorsi l’infermeria del Due Palazzi si accorge della gravità della situazione e decide per il trasferimento del 38enne in ospedale: qui, e anche al Sant’Antonio, le diagnosi confermano la compromissione della gamba sinistra, dovuta alla mancanza di cure e di diagnosi precise all’inizio della malattia. Il pm Dini ha aperto un’inchiesta, disponendo l’acquisizione delle cartelle cliniche di ospedali e carcere per cristallizzare i fatti.

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