Sono il segno della civiltà

Dalla Rassegna stampa

Con 61 decessi,condizioni igienico sanitarie inadeguate, mancanza di riscaldamento e sommosse come quelle di questi giorni ad Ancona e Parma l'emergenza carceri è sempre meno sotto controllo. Da ormai un decennio il sovraffollamento delle carceri provoca una serie di problematiche alle quali ancora non si è data nessuna risposta concreta. In una cella dove dovrebbero soggiornare soltanto 2 detenuti ve ne alloggiano almeno 6 e alle volte 8. Da questa situazione scaturiscono problematiche quali depressioni, condizioni igienico sanitarie ai limiti della vivibilità, insomma un non rispetto quotidiano dei diritti umani dell'individuo. Nella struttura di Montacuto, ad Ancona addirittura i detenuti sono 440 in una struttura che prevede di ospitarne solo 178. A queste condizioni disumane va aggiunto anche una emergenza di pubblica sicurezza, infatti all'aumentare dei detenuti non aumentano le forze dell'ordine penitenziarie.

Da tempo socialisti e radicali denunciano senza mai avere delle risposte la vicenda, e se i socialisti non sono stati presenti in Parlamento fino a poche settimane fa, molte sono state le interrogazioni parlamentari a firma radicale con i Parlamentari Rita Bernardini e Mario Perduca ai ministri della Giustizia e della Sanità, in cui si segnalava il fatto che in molti istituiti i detenuti dormono su materassi per terra per il sovraffollamento, anch'esse finite nel dimenticatoio. Anche sulle carceri l'Italia è indietro agli standard europei, infatti la media Ue è di 97 detenuti su 100 posti letto disponibili, quella italiana è di 148 su 100, per poi arrivare a casi di esponenziali come nelle strutture di Catania, Ancona, Foggia e Napoli. Ormai i detenuti e le sigle sindacali della polizia penitenziaria parlano la stessa lingua, in quanto affermano che la situazione è insostenibile ed è ormai un caso nazionale. Gli ultimi dati nazionali forniti dal sindacato "UIL" penitenziari parlano di una popolazione carceraria che ha sfondato quota 68mila persone, a fronte di una capienza di 44.385 posti, 23.632 in più di quanto gli istituti potrebbero contenerne. Il sovraffollamento medio nazionale ha così raggiunto il 53,2%. A nulla è servito il monito del Capo dello Stato Napolitano mesi fa quando affermava che la condizione carceraria dei detenuti andava migliorata. Andrebbe approfondito anche il motivo per il quale 40 carceri costruite e terminate su tutto il territorio della penisola, l'esempio più lampante è quello di Gela in costruzione da 30 anni ed inaugurato 2 volte e poi chiuso, non vengono utilizzati per fermare l'emergenza; senza dimenticare quelli di Irsina, vicino Matera, costruito negli anni 80 con una spesa di oltre 3 miliardi di lire, quello di Morcone in provincia di Benevento e i tanti casi pugliesi; Minervino Murge, Monopoli dove la struttura, abbandonata da 30 anni, è occupata da un gruppo di cittadini sotto sfratto. In provincia di Foggia invece, non sono mai stati aperti quello di Volturata Appula, rimasto incompiuto, Castelnuovo della Daunia finito e arredato, Bovino ed Orsara. Questo è solo una parte del problema, infatti il problema in sé non si risolve solo aprendo nuove strutture penitenziarie; va inoltre riformata la giustizia penale in materia di misure cautelari, ed una concessione maggiore di arresti domiciliari per reati minori ad per individui non socialmente pericolosi. Di questo se ne dovrebbe occupare anche il nuovo Governo Monti. Voltaire affermava che: "Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri".

È giunto davvero il momento di dare priorità anche a questa emergenza.

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