Severino al Quirinale «Prima le carceri», ma niente amnistia

Dalla Rassegna stampa

Giorgio Napolitano torna a insistere su quella che già quattro mesi fa aveva definito «una realtà che ci umilia in Europa». «La condizione carceraria-ha scritto ieri il Capo dello Stato in un messaggio inviato al Coordinamento dei volontari penitenziari, in occasione di un convegno organizzato sul tema a Roma - troppo spesso appare distante dal dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sul rispetto dei diritti e della dignità delle persone».

Parole che, come uno squillar di trombe, hanno preceduto solo di qualche ora la dichiarazione d'intenti della neo Guardasigilli Paola Severino, ricevuta ieri pomeriggio al Quirinale per «un giro di orizzonte sui principali problemi della giustizia». Al centro del suo programma, esposto per grandi linee in un faccia a faccia definito dal Colle «franco e cordiale», ci sarebbe proprio l'«emergenza carceri». La ministra starebbe già studiando, secondo fonti di via Arenula, «misure tampone per alleggerire il sovraffollamento carcerario». Anche il vice presidente del Csm, Michele Vietti (ricevendo a Palazzo dei Marescialli il capo dello Stato e la ministra Severino alla sua prima uscita ufficiale) ha chiesto a sua volta «misure straordinarie» per rispondere a «situazioni straordinarie come quella carceraria». Niente amnistia o indulto, però: Paola Severino sembra al momento escluderlo categoricamente.

E se non è amnistia e indulto, come chiedono da tanto, troppo, tempo ormai i Radicali, l'ipotesi più credibile è che si stia pensando a una revisione della cosiddetta «legge svuota-carceri» in vigore da un anno: allungare cioè il limite massimo di condanna per poter scontare la pena ai domiciliaci anziché in carcere, da un anno a diciotto mesi. Sempre che non si torni a parlare di piano di edilizia carceraria, per fare fronte a quello ché il presidente Napolitano, solo qualche mese fa definì «un tema di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile». Allora, il monito del capo dello Stato, pronunciato durante un convegno dei Radicali, ebbe una grossa eco. Da quel momento però, dall'estate scorsa, nulla si è mosso. Ed è proprio questo che Marco Pannella e i suoi rimproverano a Napolitano, delusi forse soprattutto perché il nome dell'anziano leader radicale - grazie alla cui iniziativa non violenta l'Italia ha "scoperto" l'illegalità delle carceri italiane non è mai entrato nella rosa dei papabili di Via Arenula.

Ora però a chiedere che almeno venga «nominato un Sottosegretario alla Giustizia con delega alla amministrazione penitenziaria, che sia autorevole, indipendente, appassionato, esperto anche a livello internazionale», sono una serie di associazioni e organizzazioni che hanno rivolto un appello al neo Guardasigilli. Sono Antigone, il "Coordinamento Nazionale dei garanti territoriali dei diritti delle persone limitate nella libertà personale", Arci, Giuristi Democratici, Ristretti orizzonti, Vic Caritas, la Conferenza nazionale volontariato giustizia, la Società della Ragione e l'Unione delle camere penali italiane.

«È necessario che il sistema della esecuzione della pena abbia una guida istituzionale forte - si legge nell'appello - Solo così potrà disporre di quel riconoscimento indiscusso senza il quale è difficile operare in una comunità complessa quale è quella penitenziaria, con un sovraffollamento che rende intollerabili le condizioni di detenzione. Preoccupante è il numero di suicidi e di morti tra i detenuti. Le condizioni igienico-sanitarie degli istituti di pena sono molto gravi. Il personale è affaticato e sotto-dimensionato».

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