Servono regole chiare e fermezza autentica

La vicenda degli studi di settore è un po' la testimonianza di quanta schizofrenia vi sia nel diritto tributario. Gli studi sono stati creati nel 1993 per chiudere per sempre l'esperienza della minimum tax. Allora si vagheggiava di importare in Italia l'esperienza francese, dove, però, gli studi non servivano per fare gli accertamenti ma semplicemente per decidere chi controllare. In Italia le cose sono andate diversamente: gli studi prima sono stati usati come "molla" per incentivare le entrate e poi, ultimamente, sono stati sovrastati dal "miraggio" del nuovo redditometro. Per il quale si è pensato di seguire la stessa strada vincente (perlomeno inizialmente) degli studi: fornire, sotto dichiarazione (attenzione: non tanto prima, ma il più vicino possibile alla scadenza del versamento delle imposte, così non c'è tanto tempo per riflettere) un software al contribuente con il quale fare sapere quanto il fisco si attende da lui. Anche per il redditometro, però, si è forzato un po' troppo e il risultato è che gli studi sono tornati al centro delle attenzioni nelle misure di contrasto all'evasione. Questa schizofrenia fiscale però non serve: probabilmente regole certe e fermezza (vera) porterebbero il contribuente a rispettarle di più, queste regole.
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