Sei persone in 7 metri quadri «Non è giustizia, è tortura»

Dalla Rassegna stampa

Mentre il mondo politico si mostra solidale con Marco Pannella in sciopero della fame e della sete per sensibilizzare sul dramma carceri, ieri mattina a Roma, presso la sede della fondazione Basso, l'associazione Antigone ha presentato il dossier "Carceri nella illegalità, la torrida estate 2011". I numeri del sovraffollamento parlano chiaro: i 67.174 detenuti presenti nelle carceri al 31 maggio 2011 a fronte di una capienza regolamentare di 45.511 dimostrano che in Italia esiste una vera e propria emergenza.

Alcuni esempi. Milano, carcere San Vittore, sesto raggio: celle di 7mq in cui sono stipati, per circa venti ore al giorno, sei persone. Napoli, carcere Poggioreale: in celle 8x4, letti a castello impilati per tre, bagno e cucina uniti tra loro, si sta in dodici, a volte anche in quattordici, per 22 ore al giorno. Perfino nel piccolo carcere di Padova, appena 96 posti di capienza a fronte di 196 detenuti, ci sono sei persone nelle celle da tre o quattro. Tre in quelle singole. Nove in quelle da sei.

È Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione «per i diritti e le garanzie del sistema penale», a spiegare le dimensioni di questa che in Italia è emergenza, ma per la Corte Europea dei Diritti Umani, «quando un detenuto dispone di meno di 3mq siamo davanti a tortura». Gli standard europei prevedono, infatti, per ogni persona ristretta un minimo di 7mq in cella singola e 4mq in cella multipla. Così, dopo la famosa "Sentenza Sulejmanovic" che il 16 luglio 2009 condannò l'Italia a risarcire un detenuto di nazionalità bosniaca, «il Difensore civico dei diritti delle persone private della libertà della nostra associazione - spiega Gonnella - ha avviato una campagna per sostenere quei detenuti che intendono denunciare le condizioni inumane di detenzione causate dal sovraffollamento».

In meno di due anni, sono 1.580 le richieste pervenute al Difensore civico, 150 i ricorsi presentati dal Difensore, 200 quelli presentati dai detenuti e supervisionati dal Difensore. Il record spetta al carcere di Asti dove sono ben 20 i ricorrenti che hanno denunciato come in celle da 4,46x2,43, con finestre munite di grate apribili solo in parte e bagno privo di finestra e acqua calda, sono costretti a sopravvivere per 20 ore al giorno due detenuti.

In totale, nel nostro paese, sono 148,2 i detenuti per ogni cento posti letto a fronte di una media europea di 96,6. Il 56,7% dei carcerati "nostrani» sono stranieri (a fronte di una media europea del 38,5%), mentre il 36,9% sono in carcere per violazione delle leggi sulle droghe (in Europa appena il 15,4%). È la nostra idea di sicurezza, posti fatiscenti in cui confinare migranti e tossicodipendenti.

Tra gli istituti più sovraffollati il primo posto è appannaggio del carcere di Busto Arsizio con 442 detenuti a fronte di una capienza di 167 (264,7 detenuti ogni 100 posti). Secondo posto per Vicenza con 373 a fronte di 146 posti (255,5 detenuti ogni 100 posti). Ultimo gradino del, podio per Brescia con 518 detenuti per 206 posti (251,5 detenuti ogni 100 posti). Tre carceri del nord Italia, quindi. Eppure «dei 9.150 nuovi posti previsti nel piano carceri presentato un anno fa dal Commissario straordinario Franco Ionta, e per il quale mancano 161 milioni di euro di finanziamenti, metà dei nuovi posti si concentrerà al centrosud. Che senso ha costruire nuovi posti detentivi nelle aree del paese in cui ce n'è meno bisogno, ma dove sono maggiori le difficoltà occupazionali e minori le risorse del welfare?

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