Il Seac denuncia: su 66mila detenuti, solo 10mila hanno un trattamento idoneo…

Dalla Rassegna stampa

“Nel sistema giuridico italiano le ipotesi di reato sono migliaia, si fa prima a dire cosa è consentito rispetto a cosa è proibito. Tutto questo si traduce con una sola parola: carcere”. Fanno sicuramente riflettere le parole del Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Francesco Saverio De Martino, intervenuto ieri mattina al seminario di studi dal titolo “La revisione critica ai tempi del sovraffollamento”, organizzato dal Seac, all’hotel Terminus di Napoli.
Durante il suo intervento, il Provveditore ha messo in luce le contraddizioni che portano alla violazione dei diritti umani e ha sottolineato come alcuni reati siano strettamente legati al comportamento. Ad esempio, in Italia è reato gettare rifiuti solidi urbani, essere immigrati clandestini o fare accattonaggio simulando una mutilazione.
“Chi commette questi comportamenti - conclude De Martino - va in galera, mentre non ci va chi commette frode fiscale. Così ci sono più di 20mila detenuti tossicodipendenti o che hanno commesso reati bagatellari. Sembra quasi una sorta di predestinazione che decide chi andrà in galera e chi no, a seconda dello status sociale”. I detenuti che commettono reati differenti, andrebbero indirizzati in differenti istituti di pena ma, nel nostro paese, vengono separati dagli altri solo i detenuti che devono subire un regime di massima sicurezza.
Così, su 66mila detenuti, solo 10mila hanno un trattamento diverso e idoneo alla pena da scontare, quelli più pericolosi. I restanti 55mila, vivono insieme senza avere una forma di detenzione diversa, adeguata al rispetto della persona.
“Le carceri, così come sono, sono luoghi di tortura - denuncia Adriana Tocco, Garante dei diritti dei detenuti in Campania - e lo dimostrano anche le sanzioni ricevute da Strasburgo. Vista la situazione, noi garanti, abbiamo scritto alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, per mettere alla sua attenzione tre punti molto importanti”.
Adriana Tocco e Franco Corleone scrivono alla Presidente Boldrini “per rendere effettivo il principio costituzionale di una pena che non sia pura vendetta, ma un’occasione di riscatto per il reo”. Nella lettera si legge che entrambi i garanti condividono “i contenuti delle tre proposte di legge di iniziativa popolare depositate in Cassazione il 30 gennaio scorso, su tortura, carcere e droghe” e che chiedono una sessione speciale del Parlamento, nei primi cento giorni della legislatura, che approvi le misure strutturali di abbattimento del sovraffollamento carcerario e tuteli il diritto all’affettività in carcere. In materia di carcerazione preventiva, i Garanti chiedono di ripartire dalla Commissione Giostra del Consiglio Superiore della Magistratura, infine chiedono attenzione per la situazione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

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