In sciopero con i detenuti

Dalla Rassegna stampa

In molte carceri, in giro per l'Italia, i detenuti hanno iniziato un coraggioso sciopero della fame. E lo stanno facendo in solidarietà allo sciopero della fame per la democrazia e l'amnistia di Marco Pannella. Il loro è un atto non violento di coraggio. C'è chi sciopera per l'amnistia, chi più genericamente contro il sovraffollamento, chi perché deve dividere una cella con decine di persone, chi perché la sera dopo le 22 manca la guardia medica. Tutti scioperano perché in carcere si vive male, molto male. Si vive spesso trattati non da uomini. Alla loro protesta, assolutamente pacifica, risponde il silenzio, finora assordante, dei media e delle istituzioni. Eppure si tratta di circa tremila persone detenute - da Roma a Sanremo, da Imperia a Trani, da Ancona a Lanciano - che protestano contro condizioni di vita carcerarie indegne. Marco Pannella nel riproporre l'amnistia ha parlato di atto di giustizia sostanziale. Ha ragione: il carcere è oggi un luogo di ingiusto internamento dell'eccedenza sociale. Le leggi sull'immigrazione e sulle droghe producono una costosa e ingiusta detenzione. Le galere sono i nuovi ghetti urbani. Per ogni criminale di professione ne trovi almeno cinque che sono finiti in prigione perché poveri di soldi, di studi, di opportunità sociali. Oggi i detenuti sono circa 68mila e i posti letto circa 44mila. Ciò è indecente. Per ripristinare la legalità penitenziaria - ossia tanti detenuti quanti sono i posti letto regolamentari non ci vogliono fantomatici piani carcere e barche di soldi da dare ai costruttori edili (vedasi l'appalto a favore di Anemone a Sassari), ma idee buone. Bisognerebbe ridurre all'osso lo spazio di applicazione della custodia cautelare, decriminalizzare la vita dei consumatori di droghe, depenalizzare del tutto lo status di immigrato irregolare. In questo modo avremmo sicuramente molti meno detenuti. Si può anche prevedere l'amnistia come strumento ordinario di gestione delle carceri e dei tribunali. Far vivere cinque persone in dieci metri quadri è tortura. Per questo è giusto dar voce ai detenuti che scioperano in solidarietà a Marco Pannella. Noi uniamo la nostra voce indignata alla loro protesta.
*presidente Antigone

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