Sacrifici e privilegi

Dalla Rassegna stampa

Eccoli i poteri forti. Quelli che dal 2008 a oggi non sono mai stati scalfiti dalle ultime dieci manovre. Sono gli evasori fiscali, i parassiti della spesa pubblica improduttiva, i superprotetti del non-mercato. L'analisi delle composizioni delle diverse manovre pubblicata a pagina 2 e 3 dimostra che, indipendentemente dalle maggioranze di governo, sono le tasse a dare il tono all'azione di politica economica. Dei 330 miliardi complessivamente mobilitati dal 2008 il 55% è frutto di maggiori entrate e il resto di minori uscite.
Non stupisce dunque se oggi la pressione fiscale sia arrivata alle vette del 45% nominale che, se applicato alla platea dei contribuenti onesti, diventa di dieci punti più gravosa. La manovra "tutta tasse" messa in campo dal Governo Monti in realtà ha la stessa composizione della legge di bilancio-bis prodotta dal Governo Berlusconi nel 2011 e non molto dissimile da quelle degli Esecutivi precedenti.
I temi ricorrenti sono sempre il pubblico impiego, con i suoi perenni blocchi del turnover, aggirati con un pletora di contratti precari, i trasferimenti agli enti locali e alla Sanità regionale, cronico compromesso tra esigenze di contenimento della spesa e di mantenimento degli standard di welfare.
Ciò che non si vede, nella serie storica delle manovre, è il frutto di una vera e incisiva azione di lotta all'evasione fiscale, vero strappo storico nella tela del bilancio. Così come non si vede un'azione seria e profonda di riduzione del perimetro pubblico nell'economia, sia centrale, sia locale. Né tantomeno è risultata di un qualche rilievo l'azione di liberalizzazione dei mercati protetti e di scardinamento dei monopoli pubblici.
Sono questi i territori inesplorati finora dalle diverse azioni di politica economica: qui si annida la più importante quota di spesa improduttiva e di squilibrio sociale. Ora tocca alla spending review del Governo Monti dare un primo segnale in questa direzione, dopo quelli abbozzati in tema di mercato e di lavoro.
Ciò che ancora manca – ed è assenza vistosa – è un'attenzione alla politica industriale che, unica, potrebbe far liberare le risorse necessarie alla ripresa dell'economia. Anche qui si tratterebbe di tasse. Da ridurre, naturalmente.

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