La riforma della legge elettorale Alla politica serve un cambio di rotta per riconquistare il suo ruolo primario

Dalla Rassegna stampa

L'attuale crisi economica e finanziaria è, innanzitutto, una crisi politica. Anzi, è una crisi dovuta all'assenza di Politica, quella con la maiuscola, quella costruita sulle idee, sulla forza delle idee e sulla circolazione delle idee. Quella basata sulla conoscenza e sulla possibilità di conoscere, di sapere, di far sapere, proprio come ci ha insegnato Luigi Einaudi e come ci insegna il "metodo liberale". Ma non basta: politica è cultura. Mi riferisco, insomma, a quella Politica basata sul pensiero e sull'azione, sulle proposte concrete e sul dialogo, sul contraddittorio e sulla lealtà. Purtroppo, questo modo di intendere la Politica è stato ripetutamente soppiantato da una concezione affaristica e spartitoria dovuta al Potere partitocratico.

È necessario che la Politica ricostruisca se stessa, il proprio linguaggio, la parola, il senso della propria missione. Sono convinto che lo si possa fare ricomponendo un altro campo, un campo "altro", alternativo a quello trasversale del Potere fine a se stesso. E' una questione di democrazia. Non a caso, il dibattito sulla Riforma della legge elettorale è tornato al centro dell'attenzione politica. È un ritorno ciclico, forse ininterrotto, che ci portiamo dietro ormai da venti anni. Almeno dal referendum del 18 aprile 1993. Si tratta di una questione che si ripresenta periodicamente perché, in Italia, soprattutto sul tema del funzionamento democratico e del voto elettorale, ci sono state soltanto controriforme. Ogni cambiamento è stato sempre vanificato da meccanismi elettorali tesi a garantire la sopravvivenza e il dominio della vecchia partitocrazia. Così è stato con il proporzionale, così è stato con le preferenze, così è stato con il "mattarellum". Infine, abbiamo avuto l'apoteosi del sistema partitocratico attraverso l'approvazione del cosiddetto "porcellum", un sistema antidemocratico basato sulle liste bloccate e sulla conseguente nomina verticistica dei parlamentari da parte delle segreterie di partito. Insomma, per dirla in breve, all'elettore è concessa soltanto la possibilità di votare il simbolo del partito, secondo una logica surrettiziamente proporzionalista. E così, proprio in questi giorni, molti giornali, a partire dal Corriere della Sera, discutono con articoli ed editoriali dell'argomento.

Anche L'Opinione, ormai da tempo, è tra le testate più attente alla questione e continua a sollecitare la classe dirigente ad affrontare il tema in modo liberale e democratico. Lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel consueto discorso di fine anno, ha fatto esplicito riferimento alla necessità di una Riforma istituzionale che abbia al centro il cambiamento dell'attuale legge elettorale. Ma chi pensa che la scelta del modello elettorale sia soltanto un tecnicismo inganna se stesso e gli altri. Si può e si deve aprire una discussione sulla forma che si vuole dare alla nostra democrazia. E' sicuramente positivo, dunque, che vi sia discussione, dialogo, contraddittorio perché soltanto così è possibile offrire elementi di conoscenza ai cittadini, ai lettori e agli elettori. Da tempo, i Radicali di Marco Pannella e di Emma Bonino hanno avviato una lotta politica per informare e far conoscere le diverse proposte messe in campo per modificare il "porcellum", con la convinzione che il dibattito non debba ridursi ai soli addetti ai lavori, ma ritornare a coinvolgere direttamente l'opinione pubblica. I Radicali continuano ad incalzare il Parlamento affinché si esprima a favore di una Riforma uninominale e maggioritaria. E qui il dibattito si chiude, invece di aprirsi. Molto, al contrario, ci sarebbe da dire e da scrivere perché, tra le altre cose, il sistema maggioritario consente di conoscere prima, cioè al momento del voto, l'alleanza o la coalizione che andrà a formare il governo. Bisogna scongiurare, perciò, anche il pericolo che ritorni il vecchio malcostume partitocratico della cosiddetta Prima Repubblica: quando i governi si facevano e si disfacevano dentro il Palazzo, secondo le logiche anti-democratiche del Potere.

Da sempre, infatti, i Radicali sostengono che la riforma elettorale in grado di fornire all'elettore le maggiori garanzie liberali e democratiche sia quella che ricalca il modello anglosassone o americano. Tuttavia i deputati Radicali, nei mesi scorsi, hanno scelto di sottoscrivere in blocco la Proposta di legge di Andrea Rigoni, deputato del Pd, che propone il 'doppio turno" alla francese. E' un modo per tentare di discutere seriamente di qualcosa che riguarda la vita stessa della nostra democrazia. E non di un tecnicismo. Anche se, come giustamente ripete Marco Pannella, viviamo in una "democrazia reale". Quello della Riforma elettorale in senso maggioritario e uninominale è un discorso che dovrebbe interessare moltissimo il Popolo della Libertà, almeno tra coloro che hanno creduto, nel 1994, nella novità politica rappresentata da Forza Italia e che si sono riconosciuti nel programma per la "rivoluzione liberale". Intanto, al contrario, molti esponenti del Partito Democratico continuano a sostenere un sistema elettorale proporzionale sul modello tedesco. Con tutte le conseguenze del caso.

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