Riforma del carcere: ergastolo e piccolo spaccio di droga

Due temi su cui la politica si scontra da decenni senza riuscire a trovare delle sintesi ragionevoli e condivisibili, sono l’abolizione delle norme che prevedono la pena dell’ergastolo e del carcere per chi è coinvolto in attività di piccolo spaccio o coltiva qualche piantina di marijuana sul terrazzo. Ora queste questioni sono oggetto di due dei 12 referendum proposti dai Radicali e per cui è possibile firmare fino alla fine di settembre.
LA GALERA A VITA VA ABOLITA?
SÌ RISPONDE Carmelo Musumeci ergastolano - L’Italia è un Paese che si vanta di aver promosso la moratoria della pena di morte, eppure mantiene nel proprio ordinamento penitenziario una pena di morte mascherata. L’ergastolo, soprattutto quello ostativo, che non prevede benefici condannando a un fine pena mai, è più crudele della pena di morte, perché ti uccide un po’ ogni giorno. Che senso ha murare vivo un uomo fino alla fine dei suoi giorni? Non è più compassionevole ucciderlo subito? In Italia ci sono più di 100 ergastolani che hanno superato i 30 anni di detenzione e che non hanno a oggi nessuna prospettiva di morire fuori dal carcere. Ma se l’articolo 27 della Costituzione dice che le «pene devono tendere alla rieducazione del condannato» che senso ha rieducare una persona per portarla rieducata alla tomba? Molti di noi preferirebbero fare dei lavori socialmente utili, ripagare il male con il bene, invece che sprecare la vita in carcere.
NO RISPONDE Maria Falcone sorella del magistrato Giovanni, ucciso dalla mafia - Mi sforzo di analizzare la questione da professoressa di diritto, quindi da tecnico, invece che da persona colpita da un delitto che ha segnato la mia vita. Abolire l’ergastolo non solo sarebbe ingiusto, ma anche inopportuno. L’ergastolo è la pena necessaria per tutti quei delitti eclatanti che sconvolgono l’opinione pubblica. Ed è anche la pena necessaria per certi criminali, come i capi mafia responsabili di decine di omicidi. Mi pare che in Italia ci sia semmai un problema opposto: garantire la certezza della pena. Sarebbe molto meglio indirizzare le energie della politica e le coscienze dei cittadini verso la soluzione di questa ben più grave questione.
BASTA TOSSICODIPENDENTI IN PRIGIONE?
SÌ RISPONDE Michele De Lucia tesoriere dei Radicali italiani - Anni di "guerre alla droga" hanno prodotto risultati disastrosi: il consumo è aumentato, le mafie hanno continuato a registrare profitti giganteschi, milioni di cittadini sono stati criminalizzati, le carceri sono sovraffollate di consumatori che non ha senso tenere lì. Per questo siamo per la legalizzazione. Il referendum tuttavia non porterebbe alla legalizzazione: non può farlo, perché vanno rispettate le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia. È urgente, però, correggere le parti peggiori della legge Fini-Giovanardi: se il referendum passasse, verrebbe eliminata la pena detentiva per le violazioni di lieve entità, mentre rimarrebbe la sanzione penale pecuniaria della multa da 3 mila a 26 mila euro.
NO RISPONDE Carlo Giovanardi senatore Pdl - Il recente rapporto al Parlamento del Dipartimento Antidroga ha certificato un costante calo dell’uso delle sostanze psicotrope e un crollo del numero dei detenuti tossicodipendenti. Con il quesito referendario, i Radicali mirano sostanzialmente a depenalizzare il piccolo spaccio di ogni tipo di droga (comprese eroina, cocaina ed ecstasy), impedendo così di fatto alle forze dell’ordine di arrestare gli spacciatori, che potrebbero essere solo multati. È noto, infatti, che gli spacciatori, per non essere arrestati sul fatto, portano con sé, di volta in volta, piccoli quantitativi di droga. Se il tentativo di sostanziale liberalizzazione avesse un buon esito, avremmo un aumento esponenziale degli spacciatori e della diffusione delle droghe. Ricordo inoltre che già ora il consumo personale di droga è depenalizzato e al consumatore di sostanze stupefacenti è possibile applicare solo sanzioni amministrative, cautelative anche per la salute di terzi, come il ritiro della patente e del porto d’armi, mentre il tossicodipendente condannato per spaccio e/o altri reati ha il diritto di scontare la pena (sino a 6 anni) in una comunità di recupero o in affidamento al Sert evitando il carcere.
Per raccogliere le 500 mila firme necessarie per i referendum si può firmare in ognuno degli 8.092 comuni (info www.radicali.it)
© 2013 Oggi. Tutti i diritti riservati
SU