Responsabilità civile delle toghe la commissione può dare l’ok

Il disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati è in dirittura d’arrivo. Deve percorrere solo l’ultimo miglio, il più difficile e il più lungo. Ma già oggi la commissione Giustizia del Senato potrebbe dare il via libera alle nuove regole per i ricorsi dei cittadini che si ritengono danneggiati da errori giudiziari. A spingere sull’acceleratore è stato nei giorni scorsi il governo inserendo la responsabilità civile dei giudici tra le linee guida della riforma della giustizia. Ma soprattutto è stato, il 10 giugno scorso, il blitz della Lega alla Camera, quando in commissione Giustizia passò un emendamento - votato anche da una trentina di franchi tiratori del Pd - in cui si affermava la responsabilità diretta dei giudici.
TRE VOTI
«Un obbrobrio», lo definì il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. E il premier Renzi poco dopo s’impegnò a cancellarlo. Ed ecco l’urgenza di eliminare il «pasticcio» La via parlamentare non è la più breve ma è percorribile. Il dd11070 firmato dai senatori socialisti Buemi, Nencini e Longo potrebbe andare a dama. «Ci mancano soltanto 3 voti - si mostra ottimista Buemi - l’intesa non è lontana. Abbiamo votato l’emendamento che prevede l’obbligatorietà dell’azione di rivalsa dello Stato nel caso si dichiari una responsabilità indiretta del magistrato per dolo o colpa grave. Resta da sciogliere il nodo del quantum». Sul tavolo allo stato attuale ci sono tre proposte: la prima è che tutto resti come ora, vale a dire che l’ammontare del risarcimento non superi un terzo dello stipendio annuo del magistrato. Una cifra quasi irrisoria; la seconda, sponsorizzata dal democrat Lumia, è che si attesti intorno al 40%; la terza, infine, quella dei grillini, è che sia pari al 66%. Già in passato proprio su questo punto si accesero scontri feroci. E in fatto di lobbing le toghe non sono seconde a nessuno. Stavolta però i sono tutte le condizioni per sul governo (il ministro Orlando ha già pronto il provvedimento).
ZERO EURO
La legge Vassalli - la n ° 117 del 1988 - ha di fatto interdetto l’azione ai cittadini. Solo 4 ricorsi dei migliaia presentati sono riusciti a superare i filtri di ammissibilità, ovvero lo sbarramento della cosiddetta «clausola di salvaguardia». E in nessun caso lo Stato si è rifatto sui magi- strati, che in pratica, dunque, per i loro errori giudiziari non hanno mai sborsato un euro. Una condizione che li relega al ruolo di «intoccabili», al di sopra di tutti. E che ha innescato di conseguenza una procedura di infrazione da parte della Corte di Lussemburgo. Il cittadino in teoria - e solo in teoria - può agire solamente contro lo Stato, Stato che negli ultimi 26 anni si è guardato bene dal presentare il conto ai giudici. La legge Vassalli fu introdotta dopo che i referendum abrogativi de11987 - promossi dai radicali, liberali e socialisti - avevano eliminato le norme del codice di procedura civile sull’irresponsabilità del magistrato. Si era alla vigilia di Tangentopoli, l’opinione pubblica era ancora scossa dal caso-Tortora. Buemi andrà avanti: ha presentato in Senato anche una proposta di modifica costituzionale per cambiare il sistema di elezione del Csm. Un delle priorità elencate dal presidente del consiglio Renzi nell’ultimo Cdm. «Farà venire la bile a molti: prevede il senatore socialista - : propongo che i magistrati siano designati in base a un sorteggio tra coloro che abbiamo un particolare titolo di merito». La nomina dei togati del Csm è prevista per sabato e domenica prossima. Lupus in fabula.
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