Rapporto Space: il Consiglio d’Europa bacchetta l’Italia per il disastro delle carceri

Impietoso, il rapporto Space del Consiglio d’Europa traccia un quadro disastroso della condizione delle carceri italiane, disegnando una realtà abbondantemente denunciata ma immobile. Il rapporto annuale fotografa la situazione nel settembre 2011 nei 47 paesi della più antica istituzione europea, e conclude che il sovraffollamento riguarda la metà dei penitenziari dei paesi presi in esame. L’Italia, con 147 detenuti per ogni 100 posti disponibili, è la terza dal basso della lista: peggio di noi fanno solo la Grecia (151,7 detenuti) e la Serbia (157,6). Meglio di noi l’Ungheria, Cipro, la Croazia; il Belgio conta 127 detenuti per 100 posti; la Francia ne ha 113, la Scozia 105, la Germania non rientra nei paesi sovraffollati.
E il rapporto ha provocato la reazione del neo sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta: “Lavorerò - ha detto oggi - insieme al Ministro Anna Maria Cancellieri e alla squadra ministeriale affinché si affrontino da subito le tante e delicate questioni che attengono all’organizzazione della Giustizia, a partire dalla difficile situazione delle carceri: l’Italia è il terzo Paese d’Europa per sovraffollamento”.
“Definirlo un dramma è quasi un eufemismo” scrive da parte sua lo Sportello dei Diritti, ma un dramma che “emerge solamente in poche occasioni come oggi”. Mentre per Daniele Farina, capogruppo di Sel alla Camera dei Deputati “i dati diffusi oggi sono un ulteriore stimolo a portare in Parlamento queste priorità. Si tratta di dare una risposta immediata decongestionando le carceri e una strutturale modificando radicalmente due pessime leggi “riempi carceri”: la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, su cui abbiamo già presentato un progetto di legge per abrogare il reato di clandestinità”.
Generalmente, in Europa le carceri sono pienissime: la media europea conta 99,5 detenuti per 100 posti. Ma i motivi della carcerazione sono per lo più di scarso rilievo. Le persone che - nei 47 paesi - scontavano in carcere una condanna definitiva nel settembre del 2011 erano state essenzialmente condannate per violazione delle leggi sugli stupefacenti (17,5 %), furto (17,5 %), furto qualificato (12 %) e omicidio (12 %).
Altro dato essenziale, circa il 21 % dei detenuti scontava misure di detenzione provvisoria e il 27 % era in attesa della pena definitiva. In media, il 26 % dei carcerati scontava una pena inferiore a un anno, il 26 % una pena da uno a tre anni e il 48 % pene più lunghe, di cui il 14 % una pena superiore a 10 anni.
L’età media della popolazione carceraria di questa “fotografia” in 47 paesi è di 33 anni, e le donne rappresentano il 5,3 % del totale dei detenuti. In media, il 21 % dei detenuti è costituito da stranieri, ma esistono divari molto importanti: nei paesi dell’Europa orientale, gli stranieri rappresentano raramente più del 2 % del totale dei detenuti, mentre nei paesi dell’Europa occidentale la cifra supera in genere il 30 %.
La mortalità media nelle carceri era di 28 decessi per 10.000 detenuti; il suicidio era la causa del decesso nel 24 % dei casi. La spesa media giornaliera per detenuto nel 2010 era di 93 euro, ma, anche in questo campo, esistono enormi differenze tra i paesi (i costi vanno da 3 a 750 euro).
L’indagine esamina anche eventuali misure sostitutive del carcere, che risultano però ben poco utilizzate per sostituire la detenzione provvisoria. Approssimativamente, solo il 10% della popolazione sottoposta a libertà vigilata è oggetto di un controllo prima dello svolgimento del processo. La sorveglianza elettronica è un sistema adottato in circa il 60% dei paesi che hanno risposto all’indagine e il braccialetto è il dispositivo più diffuso. Si constata una grande diversità nell’utilizzo della sorveglianza elettronica, che permette per esempio di sorvegliare i detenuti condannati agli arresti domiciliari, di evitare la detenzione o di scontare in libertà vigilata il resto della pena.
Donne detenute appena 5,3%
Su 67.104 persone detenute in Italia le donne sono solo 2.887, cioè il 4,3%. Una percentuale che non varia di molto negli altri paesi del Consiglio d’Europa, dove in totale le donne in prigione sono il 5,3%. Secondo Marcelo Aebi, professore di criminologia all’università di Losanna, e autore del rapporto sulla popolazione carceraria pubblicato oggi dal Consiglio d’Europa, questa bassa presenza femminile si spiega principalmente col fatto che “le donne compiono meno atti violenti degli uomini”. “C’è chi ritiene che sia dovuta anche a un diverso trattamento che i sistemi giudiziari riservano alle donne”, dice il professor Aebi, portando ad esempio il fattore figli che giocherebbe a favore delle donne ma non degli uomini.
“Io ritengo però che questo spieghi solo in minima parte la differenza”, sottolinea l’autore del rapporto. Delle 2.887 donne in carcere in Italia al settembre 2011, il 40,7% era di origine straniera, a fronte di una popolazione carceraria totale proveniente da paesi terzi del 36%. Le detenute in attesa di un primo giudizio erano invece il 42,3%, una percentuale doppia rispetto a quella del totale delle persone detenute in attesa di giudizio che è del 21,1%.
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