Quelle notizie sulle carceri che non si vogliono vedere

Dalla Rassegna stampa

Ha annunciato, per le prossime ore, la ripresa del Satyagraha sotto forma di sciopero della fame e della sete, Marco Pannella; e il chiodo su cui batte è quello di sempre: la giustizia, la necessità di trovare una soluzione allo sfacelo che si consuma nelle aule dei tribunali e nelle carceri. La necessità di un'amnistia per poter ripartire da zero, che tanto l'amnistia c'è ogni giorno se è vero che ogni anno, da anni, circa duecentomila processi vanno in fumo per prescrizione. Proposta che può non piacere e non essere condivisa, ma è una proposta, a fronte del nulla che viene opposto.

Ma preliminarmente, una domanda: che cos'è una notizia? Un evento di pubblico interesse, un qualcosa che riguarda più persone, e che può suscitare dibattito, riflessione. Un fatto, insomma. Se è così, al recente convegno "Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano", promosso dal Partito radicale, sotto l'alto patronato del presidente della Repubblica e con il patrocinio del senato, le notizie non sono certo mancate. Vediamo.

Prima notizia: Giorgio Napolitano pronuncia un discorso pesante, un discorso importante; un discorso scritto di suo pugno, soppesando parole, punti e virgole, con l'attenzione e la precisione del farmacista che dosa un farmaco. A parte il lusinghiero ritratto di Marco Pannella, il presidente sillaba che la questione giustizia è giunta a «un punto critico insostenibile... sotto il profilo della giustizia ritardata e negata, o deviata da conflitti fatali tra politica e magistratura, e sotto il profilo dei principi costituzionali e dei diritti umani negati per le persone ristrette in carcere, private della libertà per fini o precetti di sicurezza e di giustizia». Non solo. Poi il capo dello stato pone l'accento sul «peso gravemente negativo di oscillanti e incerte scelte politiche e legislative. Oscillanti e incerte tra tendenziale, in principio, depenalizzazione e "depenitenziarizzazione", e ciclica ripenalizzazione con crescente ricorso alla custodia cautelare, abnorme estensione, in concreto, della carcerazione preventiva». Una realtà che «ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana - fino all'impulso a togliersi la vita - di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo, per non parlare dell'estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici giudiziari, inconcepibile in qualsiasi paese appena appena civile». Napolitano definisce questa situazione «abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona. È una realtà non giustificabile in nome della sicurezza, che ne viene più insidiata che garantita...». Un'emergenza «assillante, dalle imprevedibili e al limite ingovernabili ricadute, che va affrontata senza trascurare i rimedi già prospettati e in parte messi in atto, ma esaminando ancora con la massima attenzione ogni altro possibile intervento e non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria». Scelte, invoca, «che ogni giorno di più si impongono, dinanzi alla gravità dei problemi e delle sfide che ci incalzano... Ci si rifletta seriamente, e presto, da ogni parte».

Come si vede, un discorso pieno di cose; un discorso che giustificherebbe appieno una autoconvocazione delle camere, per discutere sul che fare; e che dovrebbe/potrebbe costituire materia per la riflessione di editorialisti e commentatori. Silenzio, invece. Sono già tutti in vacanza? Oppure è scattata quella fabbrica ben più micidiale di quella del fango: la fabbrica che certe questioni semplicemente le ignora, le silenzia, le minimizza? Accade tutti i giorni che il presidente della Repubblica si esprima in questo modo, con questa precisione, con questa accurata scelta delle parole, dei toni, delle pause? E se si tratta di un momento non ordinario, come mai non lo si coglie? Possibile che in nessuna redazione, nessun direttore, caporedattore, editorialista, abbia percepito senso e significato dell'intervento del presidente?

E siamo alla seconda notizia. Ernesto Lupo è il primo presidente della corte di cassazione. Anche lui parla, dice cose importanti, cose pesanti. Dice, il presidente Lupo, che sono «indispensabili interventi legislativi idonei a non incrementare e anzi a ridurre progressivamente la popolazione carceraria». Non solo. Aggiunge che è «indispensabile un progetto che punti alla riduzione della pena carceraria e che punti anche all'area della penalità». Rivolge poi un appello ai colleghi perché facciano «un uso sempre più prudente e misurato della misura cautelare restrittiva: si tratta di uno strumento da mantenere nell'eccezionalità quando un altro strumento non può essere usato». Perché «è urgente un ponderato e selettivo programma di depenalizzazione e di attribuzione al diritto amministrativo di molti dei reati puramente formali, accompagnato dall'introduzione di formule estintive del reato nell'ambito di condotte non gravi». Quello che serve, quello che urge sono «indispensabili interventi legislativi idonei a non incrementare e anzi a ridurre progressivamente la popolazione carceraria». Parla chiaro, il presidente Lupo, e anche lui dice cose precise. Ma anche l'intervento del presidente Lupo non fa notizia. Eppure di notizie, nel suo intervento, se ne trovano, eccome. Anzi: la notizia è proprio quell'intervento. E allora: qualcuno sa spiegare perché non viene considerata tale?

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