Quella lezione che viene dai ghiacci

Qualche timido segnale di ottimismo c'è. Tra i malati contagiati dalla crisi che dal 2008 turba il sonno di Governi e mercati qualcuno ha imboccato la strada della guarigione. Dopo due anni di terapia intensiva, con il sostegno di Ue e Fmi il paziente Irlanda comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, grazie a una terapia d'urto che ha combinato la riforma del sistema finanziario e l'impegno all'austerità. Di qui almeno fino al 2014. Gli sforzi vengono apprezzati dall'Eurogruppo e dall'organizzazione di Washington. Può iniziare a tirare un sospiro di sollievo anche l'Islanda, che per tre anni ha seguito alla lettera le ricette dei medici del Fondo monetario e ha ridimensionato il peso del suo sistema creditizio. Ora, a detta degli economisti, per l'isola dei ghiacci ci sono le prospettive per un ritorno alla crescita. Buone notizie che accendono un barlume di speranza anche per gli altri malati europei: l'Ungheria - che ha rifiutato le cure internazionali e si ostina a fare da sè, promettendo di riportare il deficit sotto il 3% nel 2012 -, ma anche il Portogallo, da appena tre mesi sotto l'effetto di pesanti antibiotici. Per Lisbona la strada è ancora tutta in salita, perché la cura prescritta le richiede di modificare completamente la sua struttura economica, riducendo il peso dello Stato e ritrovando la competitività perduta indispensabile per il rilancio.
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