Province, è una truffa

Dalla Rassegna stampa

Le Province non ci saranno più, ma vigliacco chi in questo Paese quando si dà un taglio a qualcosa ritenuta inutile o dannosa, non la si sostituisca poi con un’altra, ovviamente peggiore. Via le Province, quindi - così ha deciso ieri la Camera con voto contrario di tutte le opposizioni -, e dentro le aree metropolitane, che vanno ad aggiungersi a circoscrizioni, Comuni, Regioni e Stato. In tutto spariscono 3.500 eletti e spuntano trentamila nuovi posti di lavoro della politica, con doppi, tripli e, in alcuni casi, anche quadrupli incarichi.

Pisapia, per esempio, sindaco di Milano, sarà anche presidente dell’area metropolitana e forse presto, se passa la riforma, pure senatore. Manca solo che con i tagli alla Difesa lo nominino pure generale di Corpo d’Armata e, perché no, capo dei pompieri, e poi siamo a posto. Fa poi ridere anche che si sia deciso a tavolino di creare ben quindici aree metropolitane, un vero record europeo (Francia e Germania ne hanno un paio a testa, l’Inghilterra una sola). Ma si sa, quando c’è da spartire la torta l’appetito vien mangiando. E questa torta ha il sapore classico della sinistra, che questa legge l’ha pensata e votata. Siccome storicamente loro sono più forti del centro destra alle elezioni amministrative, ecco che conquistando il sindaco di uno dei quindici capoluoghi si ha in omaggio il capo dell’area metropolitana (nuovo nome delle Province) e pure un senatore. Insomma: paghi uno e compri tre.

Non male. Una furbata, insomma, che il furbo Renzi, mentendo, spaccerà come un passo decisivo nella lotta agli sprechi e alla casta. Il quale Renzi, ovviamente, si guarda bene dal toccare sprechi veri. L’uomo, infatti, sta lontano da quelli della magistratura, il cui massimo organo, la Corte Costituzionale, costa più di una spedizione sulla Luna: stipendi da cinquecentomila euro (come abbiamo documentato l’altro ieri), 514mila euro all’anno in autisti e auto blu (a che serviranno poi nessuno lo sa) ai quali vanno aggiunti - come raccontiamo oggi 146mila euro di carburante (ma dove vanno, a spasso?), 252mila in assistenza sanitaria: vabbé che sono anziani e la prostata è fastidiosa, ma la mutua non ce l’hanno?
 

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