Procreazione, niente diagnosi pre-impianto

Dalla Rassegna stampa

Il governo uscente pianta in extremis gli ultimi paletti sul terreno minato della procreazione assistita. Confermando da una parte il divieto di diagnosi preimpianto e di accesso alla provetta per le coppie fertili colpite da malattie genetiche e dall'altra eliminando l'obbligo di impianto contemporaneo di più embrioni, «comunque non superiori a tre». Un obbligo, questo, previsto dalla legge 40 che dal 2004 regola, tra mille polemiche e battaglie nei tribunali, l'accesso alla fecondazione assistita nel nostro Paese e che era stato bocciato nel 2009 dalla Corte costituzionale.

A dettare le regole di comportamento per i centri sono le nuove linee guida della legge 40 appena inviate al Consiglio superiore di Sanità che darà il suo parere obbligatorio nei prossimi giorni.

E che vanno a sostituire quelle del 2008 licenziate dal Governo di centro-sinistra praticamente a Camere sciolte. Anche in questo caso l'invio del documento sul filo di lana ha fatto gridare molti al «colpo di mano». Un'accusa di «golpe» che il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, non accetta: «Lavoriamo a questo testo da almeno due anni - ha spiegato - e la richiesta al Consiglio superiore di Sanità è stata fatta nel pieno delle funzioni dell'attuale governo».

Le linee guida recepiscono, come detto, la sentenza della Consulta eliminando il limite dei tre embrioni come tetto massimo per ogni tentativo di fecondazione, mentre non fanno alcun cenno alla pioggia di sentenze dei tribunali di Bologna, Salerno e Firenze che,'negli anni scorsi, hanno permesso alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche di accedere alla procreazione assistita per effettuare diagnosi preimpianto sull'embrione. «Perché sentenze di tribunali civili o amministrativi - ha chiarito Roccella - valgono solamente per i singoli casi esaminati e, notoriamente, non possono cambiare un testo di legge». Una posizione, questa, inaccettabile per l'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni per libertà di ricerca scientifica, che condanna le linee guida perché «stravolgono completamente le decisioni dei giudici che fino a oggi hanno obbligato i medici a impiantare solo l'embrione sano».

Il documento di oltre quaranta pagine affronta anche il tema degli embrioni «abbandonati» che non saranno più trasferiti in una biobanca a Milano, come previsto in passato, ma resteranno nei freezer dei centri dove sono stati creati, «oneri a carico» compresi.

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