Prigioni affollate Napolitano: «Una realtà che ci umilia»

È una «realtà che ci umilia in Europa e ci allarma per la sofferenza quotidiana, fino all'impulso a togliersi la vita, di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate e quasi un eufemismo, per non parlare dell'estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici giudiziari, inconcepibile in qualsiasi Paese appena civile». Il presidente della Repubblica interviene al convegno "Giustizia! In nome della Legge e del Popolo sovrano" organizzato da Marco Pannella «animatore di una lunga teoria di battaglie in Parlamento e nel Paese con un singolare timbro» e dai Radicali, ed esprime tutto il suo sdegno davanti alle situazioni estreme di quel pianeta giustizia cui una «politica «debole e irrimediabilmente divisa» non riesce a trovare un asse.
Il Capo dello Stato ha ricordato come nei trascorsi cinque anni della sua presidenza sia «tenacemente intervenuto» su preoccupazioni ed esigenze relative «al superamento di gravi inadeguatezze e insufficienze del "sistema giustizia" in Italia e al rispetto degli equilibri costituzionali nei rapporti tra politica e giustizia». Inadeguatezze e rispetto degli equilibri cui si dovrebbero trovare soluzioni ed su cui invece pesano «oscillanti e incerte scelte politiche e legislative» che in modo altalenante passano dalla «depenalizzazione alla depenitenziarizzazione e ciclica ripenalizzazione con crescente ricorso alla custodia cautelare, abnorme estensione, in concreto, della carcerazione preventiva».
In sostanza c'è «un abisso» a separare «la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona. E' una realtà non giustificabile in nome della sicurezza che ne viene più insidiata che garantita, dalla quale non si può distogliere lo sguardo, arrendendosi all'obbietti- va constatazione della complessità del problema».
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