LA POLEMICA SULLE AGEVOLAZIONI AGLI ENTI RELIGIOSI

Dalla Rassegna stampa

VENEZIA  Accusata di godere di privilegi fiscali,  nell`aria l`ipotesi di un emendamento  per abolire l`esenzione Ici, on line una pagina Facebook che chiede  provocatoriamente anche al Vaticano  di pagare la manovra e si avvia a  superare le 100mila adesioni, la Chiesa  si difende. Decisa a mettere i  puntini sulle «ì» e a «fare chiarezza»,  come dichiara apertamente sul quotidiano  della Cei Avvenire. «Attacco  alle mense dei poveri», si leggeva  nella prima pagina di ieri sul giornale  dei vescovi. Un riferimento al fatto  che un taglio alle agevolazioni fiscali  colpirebbe il no profit, cattolico e  non. Il direttore Marco Tarquinio  scrive di «maliziosa deformazione».  Secondo l`Avvenire l`esenzione Ici  «riguarda tutte le attività non commerciali  di rilevante valore sociale,  anche laiche, e non è costruita ad hoc  per le istituzioni cattoliche». Che lo  sconto del 50% sull`Ires «riguarda  soggetti no profit impegnati in opere  dì beneficenza e assistenza. Non solo  quelli dì ispirazione cattolica». Nessun  aiuto ad hoc, insomma. Quanto  all`8 per mille, «nel 2010 le assegnazioni  alla Cei sono ammontate a 1  miliardo e 67 milioni di euro. L`impiego delle somme può essere verificato  su www.8xmille.it».  Proprio a eliminare l`esenzione Ici  punta un emendamento alla manovra  che il segretario dei Radicali  Italiani Mario Staderini sta mettendo  a punto. Idea già bocciata dalla Bindi  (Pd). Staderini fa una proposta anche  a Tarquinio: un confronto tv su  questi temi «perché gli italiani possano  farsi un`idea». L`esponente radicale  risponde punto per punto alle  obìezionì di Avvenire. «Nessuno vuole  far pagare l`Ici agli edifici di culto.  La proposta è di abolire l`esenzione  per le attività commerciali svolte da  enti ecclesiastici: attività ricettivo-turistiche,  assistenziali, didattiche, ricreative,  sportive, sanitarie». Obiettivo:  «Parità di trattamento con chi fa  le stesse cose senza insegna religiosa».  Secondo alcune stime, solo il  10% del patrimonio immobiliare della  Chiesa pagherebbe l`Ici, per i  Comuni il mancato introito sarebbe  di circa 400 milioni all`anno (dati  2007). Quanto all`Ires, «la ragione  legale dello sconto è che gli enti  ecclesiastici sono equiparati a enti di  beneficenza. Giusto - osserva Staderini  - se fai beneficenza devi essere  favorito dal Fisco». Ma «la riduzione Ires opera a priori, indipendentemente  dal fatto che gli enti ecclesiastici  facciano davvero beneficenza».

Alla base della polemica c`è un  codicillo che prevede l`esenzione  dell`Ici sugli immobili utilizzati per  fini sociali "che non abbiano esclusivamente  natura commerciale". Una  norma approvata nel 2005 (governo  Berlusconi) e dettagliata nel 2006  sotto Prodi. «Bisogna fare un primo  distinguo - spiega Giovanni Vian,  docente di storia della Chiesa all`università  Ca` Foscari di Venezia - beni  e attività che fanno capo al Vaticano  e quelle che fanno riferimento alla  Cei e alle altre organizzazioni cattoliche.  Le prime sotto protette dai Patti Lateranensí e dalle intese sottoscritte  nel 1984, governo Craxi. Sono  accordi tra stati, inviolabili. Altro  sono ì benefici verso la Chiesa cattolica  e le sue organizzazioni, validi  peraltro anche per altre chiese ed  enti no profit. Sappiamo bene però  che i Valdesi e gli altri soggetti  hanno un peso minimo in Italia.  Altro sarebbe estendere questi benefici  alle organizzazioni islamiche e  ortodosse. Le persone che fanno  riferimento alla Chiesa rumena in  Italia sono circa un milione». In  generale Vian, che si definisce uno  studioso di formazione cattolica, vede  con «favore l`allargamento dei  beni ecclesiastici da sottoporre a  tassazione, la situazione dell`Italia lo impone».

 

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