Piccola posta

Dalla Rassegna stampa

Io non sono amico di Dell’Utri. Sulle sue vicende penali mi informo attraverso articoli e libri, come quelli esemplari di Enrico Deaglio. Al di là delle vicende penali, mi importa quello che ho appreso sui suoi rapporti trapanesi con un boss mafioso come Vincenzo Virga, ora condannato anche come mandante dell’omicidio di Mauro Rostagno. Detto questo, considero del tutto ottusa e malvagia la regola che vieta di tenere in cella più di due libri. Regole analogamente stupide – sui libri, sulla penna, sulla perpetua luce notturna, sulla domandina con su scritto: “Prega…” – vennero fatte valere anche per me, che mi vi opposi, per me e per gli altri, e ottenni che cambiassero. I regolamenti, tanto più nei luoghi chiusi, non hanno per lo più altro senso che di essere vessatori. Ma le condanne penali, per qualsiasi reato, non possono permettersi d’essere vessatorie.

Le limitazioni che la loro esecuzione impone possono giustificarsi solo con ragioni vere di sicurezza, non col gusto dell’umiliazione o dell’esasperazione. Nei giorni scorsi si è sollevato un giusto scandalo sul divieto, azzardato dal ministero inglese, di spedire libri ai detenuti. Cercando di giustificarsi, il ministro ha spiegato che i detenuti possono tenere in cella per regolamento fino a 12 libri, ma solo in prestito dalla biblioteca del carcere o, in deroga, con un provvedimento particolare che premia la buona condotta (!), acquistandoli o facendoseli spedire.

Le biblioteche di galera sono avventurose e spesso inaccessibili – per non dire dell’assenza di libri di altre lingue e letterature, adeguate alla attuale popolazione carceraria – e che la lettura debba essere un premio alla buona condotta è un’idiozia o un pretesto alla cattiveria. Ci sono altri paesi in cui la lettura in carcere è valutata per una riduzione proporzionale della pena. Notizie come il divieto di tenere libri in cella, divulgate per la notorietà e la protesta di Dell’Utri, servono in particolare a far immaginare ai pigri quali divieti si applichino ai detenuti ignoti, quelli che il razzismo involontario chiama i poveracci. Intanto, che a Dell’Utri siano stati consentiti “15 libri e un vocabolario”, è una buona notizia, cioè una notizia normale.

 

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